#AMOLABICI – Non tutte le pedalate escono con il buco
Non tutte le ciambelle escono con il buco, e nemmeno le pedalate. Settimana scorsa esco per una sgambata di 53 minuti programmati e incastonati in una mattina molto incasinata. Ma c’è uno spiraglio di sole e devo approfittarne, se no passa una settimana senza aver fatto un chilometro. Così esco, tutto di fretta e trafelato, per il mio solito giretto: da Bergamo a Longuelo, Crocette, Ponte, Brembate Sopra, Almenno, poi giù al Brembo e risalita verso Almè, quindi Sombreno, Madonna del Bosco e di nuovo a casa. Venticinque chilometri. Ma a Brembate Sopra sento che la ruota davanti è strana: forato.
Niente paura, sono armato di camera d’aria e di nuova bomboletta garantita dal mio amico Antonio Pesenti. E così comincio ad armeggiare. Di natura non sono un drago in quanto a manualità, ma il copertoncino lo tolgo abbastanza facilmente. Passa un ciclista e si offre di aiutarmi, ma io sorrido, ringrazio e gli rispondo che ce la faccio da solo. Ma cominciano i guai. La camera d’aria non riesco a infilarla nel modo giusto. Passano i minuti, devo andare in ufficio. Come faccio? Calmo, devo stare calmo. Dai, non piove, non nevica, potrebbe andare peggio.
A questo punto, inginocchiato davanti alla ruota spero in un buon samaritano. Eccolo, mi guarda, sorride, si ferma. “Serve una mano?”. Sì, adesso sì. Subito la critica: “Stava inserendo la camera d’aria dalla parte sbagliata”. Ok. Adesso si va. La camera è a posto, via di bomboletta. Adattatore, apertura, gas… Bum! La camera esplode. Caspita. L’uomo mi guarda deluso. Non siamo stati capaci di regolare la bomboletta. Mi offre la sua camera d’aria. Dico: “E lei?”. Lui alza le spalle, dice che non forerà. E così mettiamo la nuova camera, la terza. Tutto bene. Gonfiamo poco per prudenza. Io ringrazio, cerco di fargli accettare i soldi della camera. E via.
Partiamo insieme, lui va in Valle Imagna, io giro per Almè, un saluto affettuoso, caloroso. Arrivo al rondò sulla Villa d’Almè – Dalmine, quello dove si gira per Sombreno e quasi perdo l’equilibrio: la ruota davanti è sgonfia. No! Altra foratura. Ma la provvidenza in qualche modo c’è: mi trovo a duecento metri dal ciclista Piazzalunga. Ormai ho telefonato in ufficio, chiesto perdono, prima o poi arriverò, fortuna che il mio lavoro si fa soprattutto al pomeriggio e sera! Piazzalunga è gentile, subito fa la riparazione. Quarta camera d’aria. Vicino a me c’è il padre, che ha più di 80 anni e comincia a contarmela su, mi parla di quando negli Anni Cinquanta ha imparato a fare il ciclista dal Tone Pesenti, in piazzetta S. Spirito a Bergamo… Ma questa è un’altra storia e ve la racconto un’altra volta.