#AMOLABICI – A Milano in bicicletta
Ingrassati i mozzi e il movimento? Gonfiate le gomme? Per molti non ce n’è stato bisogno perché non hanno mai smesso di pedalare, anche grazie a un inverno che si è mostrato finora asciutto e mite, salvo forse cinque-sei giorni con una spruzzatina di neve e qualche puntata della colonnina di mercurio sotto lo zero (amo la neve, vorrei che ne cadesse tanta, almeno una volta. Il mondo cambia, si fa bianco e silenzioso, diventa come una fiaba).
Eccoci nel nuovo anno, nel gennaio che per tradizione è il mese più freddo dell’inverno, ma che tuttavia ci accompagna verso le giornate più lunghe, verso il tepore della primavera e quindi verso la ripresa della stagione ciclistica, a cominciare dalla fine di febbraio, dal mitico Laigueglia. Certo, così come gli amatori non temono il freddo, e continuano a pedalare, alcuni professionisti pure non smettono mai e d’inverno possono correre a latitudini dove fa sempre caldo e dove un tempo il ciclismo era pressoché sconosciuto…
Ma noi siamo tradizionalisti. D’inverno ci si ferma e si torna in sella quando sbocciano le primule. L’altro giorno ho dato un’occhiata ai chilometri fatti nella stagione passata, da marzo a novembre: ben tremila e seicento. Erano diversi anni che non superavo la soglia dei tremila! Maggio e giugno sono stati i mesi in cui ho pedalato bene, circa novecento chilometri per ciascun mese. I momenti più belli direi che sono stati tre: la massacrante Bergamo, Val Taleggio, Passo di San Marco con i miei amici del Team Pesenti e poi la gita a Brescia (cappuccino in piazza Duomo) e quella a Milano per portare documenti alla Casagit, la cassa di assistenza dei giornalisti.
A Brescia sono andato con mio figlio Nicola, andata e ritorno a trenta di media. Milano invece l’ho raggiunta da solo: andata e ritorno ventotto e mezzo di media. Ero proprio in forma, sono tornato da Milano prima di mezzogiorno e sono andato al giornale a lavorare. Miracoli dell’allenamento! Certo, erano i primi di luglio e nell’ufficio Casagit di Milano sono arrivato tutto sudato… La mia Bianchi l’ho portata con me. L’impiegata non ha apprezzato granché, è rimasta molto sulle sue, ma io ero contento.
Sono uscito, ho bevuto un cappuccino vicino alla stazione Centrale e poi piazzale Loreto, Palmanova e via verso Bergamo. All’andata ho percorso la ciclabile da Cassano al centro di Milano, lungo la Martesana. Al ritorno invece la normale strada provinciale, hinterland orrendo, ma strada decisamente più veloce.