#AMOLABICI – Buoni propositi ciclistici per il 2016
Una cosa che mi piacerebbe molto per quest’anno: che la pista tornasse a brillare. Come accadeva ormai tanti anni fa, fino alla fine degli Anni Sessanta, del Novecento. E come, mi dicono, accade ancora oggi nel Nord della Francia, in Belgio e in altri Paesi. Ci ho pensato spesso.
Perché la popolarità della pista è scesa così in basso? Perché una specialità che coinvolgeva migliaia di sportivi a ogni gara, oggi va praticamente quasi deserta? Eppure gli ingredienti ci sono tutti: la velocità, l’imprevisto, lo spettacolo, la possibilità di vedere le gare senza ostacoli, integralmente. Leggevo che i nostri azzurri in questi giorni si sono qualificati nell’inseguimento a squadre per le semifinali di Coppa del Mondo a Hong Kong. Nel quartetto maschile figurava anche il nostro Simone Consonni che gareggiava insieme a Michele Scartezzini, Filippo Ganna e Francesco Lamon. Siamo a un passo dalla finalissima per la Coppa del Mondo… Una bella cosa… probabilmente se arrivassero buoni risultati, anche la popolarità ne risentirebbe. Così come bisognerebbe investire sugli impianti, come il nostro di Dalmine.
L’altra cosa che mi piacerebbe si realizzasse quest’anno: vedere sempre più gente in giro in bicicletta in città. Gente che in bicicletta va al lavoro, va nei negozi a fare le spese, va a trovare gli amici, al cinema, in centro per l’aperitivo… Sempre più gente che lascia a casa l’automobile e monta in sella. Avremmo una città più silenziosa e pulita. L’aria respirabile, considerando che l’inquinamento automobilistico contribuisce quasi per il cinquanta per cento alla produzione delle polveri sottili (per non citare il resto). E’ vero che il freddo si fa sentire, ma prendete stamattina: sono uscito alle 8.30 e credo ci fossero un paio di gradi sotto zero, l’aria pizzicava, ma era limpida, e pedalare (ben coperto) risultava veramente… vitale. Posso dire effervescente? Sì, effervescente. Quelle bollicine che ti salgono in testa e ti fanno vedere la vita più bella.
Be’, la terza cosa che mi piacerebbe quest’anno, dal punto di vista ciclistico, è invece agonistica e personale: ebbene mi piacerebbe potere macinare almeno cinquemila chilometri, in modo da diventare un po’ più competitivo… magari scendere di nuovo sotto i trentaquattro minuti sul Selvino, affrontare il passo di San Marco in maniera decente, senza scoppiare negli ultimi due chilometri…
Quarta cosa, ad alti livelli: che un italiano vinca il Tour de France. Nibali, Aru? Staremo a vedere.