#AMOLABICI – Mi hanno rubato la bici!
Mi hanno rubato la bicicletta, quella da città, complici i miei figli. Loro hanno perso le chiavi del lucchettone e io parcheggiavo la bici inserendo nella ruota il catenaccio, ma in realtà era soltanto una finta. Sono andato avanti per mesi. Poi qualcuno si è accorto del giochetto, ha sfilato il lucchettone e si è portato via la bicicletta. Non era certo una bici di valore, ma faceva il suo mestiere, mi portava in giro per la città senza problemi, venti minuti da un capo all’altro, da Longuelo a Monterosso. Perché, come ho scritto più volte, le città di provincia come Bergamo sono perfettamente a misura di bicicletta, più rapide di auto e pullman.
Così sono andato alla ricerca di una bici di seconda mano, per scoprire che non è facile trovarle. Mi ha detto il ciclista: “Molte vengono rubate. E chi le ha in genere non le cambia, le usa fino allo sfinimento”. Insomma, fino a quando diventano dei catorci. Del resto, la bicicletta, fateci caso, è un mezzo particolarmente resistente, basta un po’ di manutenzione. E’ normale vedere in giro delle Legnano ancora degli Anni Sessanta o delle Jacques Anquetil o delle Bianchi dei ’70. Con i loro telai d’acciaio dai tubi sottili, con le gomme “finti palmer”, con la leva del cambio a tre o quattro velocità nel tubo obliquo del telaio. Cambi rigorosamente Campagnolo Valentino, che girano da quarant’anni. Qualche volta i Simplex degli Anni Sessanta, quando i giapponesi o, peggio, i cinesi erano ancora lontani un oceano…
I primi cambi giapponesi me li ricordo, credo arrivarono a metà anni Settanta, erano validi ed economici, forse il marchio era Suntour… Insomma, alla fine ho comprato una bici da città nuova, una stella davanti, sette rapporti dietro, un portapacchi e il campanello con il tricolore. Ma, soprattutto, è una bicicletta di un bianco squillante, un bianco che grida a tutti: “Guardatemi, sono nuova, nuovissima! E bella! Pronta da rubare!”. Il ciclista, il mio amico Pesenti, mi ha fatto il prezzo, perché era l’ultima della serie. E ci credo, così squillante chi mai la voleva? Ma mi sono attrezzato di un altro bel lucchettone, di quelli che non puoi tranciare con il tronchesi e per segarlo ci metti una vita. E stavolta sarò molto attento. Questa bicicletta deve durare, deve prendere esempio da quelle Legnano degli Anni Sessanta che ancora attraversano la città con il loro telaio verde-oro, ormai appannato…
Già. Intanto che io giro la città con la bici nuova, i miei amici amatori del Team Pesenti se ne stanno ad allenarsi al sole delle Canarie. Guardo le fotografie e provo invidia. Beati loro! Che bello sarebbe pedalare in quei posti di mare e di sole. Ok: un altro sogno nel cassetto.
Buona settimana e buone pedalate.