Insomma, gli anni non passano invano. Ci pensavo ieri mattina mentre pedalavo sotto il cielo plumbeo, con la temperatura non male, sui dieci gradi. Nel senso che ogni giorno conosci qualche cosa di nuovo del mondo, della vita, delle persone. Questo è bellissimo, ogni giorno è come se si aprissero degli spiragli nuovi sulla realtà.
Ma gli anni non passano invano nemmeno per i muscoli e i legamenti: mentre pedalavo ieri mattina e li sentivo pesanti come mattoni mi dicevo che insomma era meglio dieci anni fa quando le centodieci pedalata al minuto non erano un problema. Va be’, bisogna accontentarsi, in fondo la prima uscita l’ho fatta una settimana fa e in totale ho percorso 120 chilometri… c’è un grande margine di miglioramento! Certo, per arrivare a un rendimento accettabile dieci anni fa ci mettevo mille chilometri, adesso ce ne vogliono almeno mille e seicento…
Va bene. L’ideale sarebbe arrivare a mille e cinquecento chilometri per la Gimondi e a duemila e cinquecento per il passo di San Marco. A proposito della Gimondi, ho letto il comunicato stampa degli organizzatori, una chiacchierata con un altro campione, Moreno Argentin, uomo da classiche che ha vinto il campionato del mondo nel 1986 a Colorado Springs: al tempo Felice Gimondi faceva il team manager della sua squadra, la Bianchi.
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Ha detto Argentin: “Senza Felice il mio Mondiale 1986 non sarebbe nemmeno cominciato. Avevo rotto la clavicola al campionato di Zurigo e all’ospedale mi avevano prospettato un’ingessatura e trenta o quaranta giorni di stop. Addio mondiale. Felice mi convinse a firmare le dimissioni e a rivolgermi al professor Tagliabue che stava a Bergamo, al Matteo Rota. Grande medico ortopedico. Grazie a un metodo d’avanguardia mi rimise in sella nel giro di una settimana”. Me lo immagino il Felice che con poche parole asciutte spiega al Moreno quello che deve fare. Chiaro, netto, niente giri di parole.
Moreno Argentin festeggia i trent’anni del suo mondiale partecipando alla Felice Gimondi. Che bello! Be’, devo confessarlo che un po’ di emozione la si prova. Mi ricordo quella edizione alla quale partecipò Eddy Merckx, era anche in buona forma. Io lo raggiunsi all’inizio del Colle Gallo, tutti che gli dicevano: “Ciao Eddy, forza Eddy, sempre in gamba, Eddy!”. E lui sorrideva un po’ a tutti. In salita l’ho staccato e in discesa mi ha ripreso. Stargli accanto è stato davvero una grande emozione!
Quanti pensieri e quanti ricordi. Quei duelli con il Felice hanno segnato la mia preadolescenza. Io stavo con Gimondi, sempre, fedelissimo. E quando Felice ha vinto il Mondiale a Barcellona ho provato una gioia incontenibile. Una gioia che chi è abituato a vincere sempre non può provare…