C’è quella faccia in primo piano nella fotografia, una faccia tutta schizzata di fango, sporca, l’espressione tirata, gli occhi che esprimono la voglia di andare avanti, la volontà, ma anche la fatica. Una fotografia che mi ha colpito, che mi ha fatto pensare: “Ecco, questo è il ciclismo”. Anche questo. Uno sport di fatica, e questo lo sappiamo. Uno sport di resistenza, e pure questo è noto. Ma soprattutto uno sport che non teme di sporcarsi le mani e la faccia e tutto il resto.
Uno sport in cui ci si mette in gioco interamente con l’energia dei muscoli e con la forza della personalità. Allora ho pensato che quella era un’immagine bellissima, persino poetica. Che cosa è la poesia se non un qualcosa, un segno, una immagine, una parola che fa esplodere le emozioni? E tanto più profonde sono, tanto più particolari, tanto più incisive, sebbene magari anche delicate, e allora tanto più ci fanno dire: questa è poesia. Ci può essere tanta poesia in una faccia che è una maschera di fango, un volto tirato nello sforzo, segnato dalla fatica.
La fotografia che mi ha così colpito è quella di Antonio Pesenti, mitico ciclista, la fotografia che gli hanno scattato alla gara di mountain bike di Ghisalba, nell’acquitrino di domenica scorsa, il 6 marzo. E mi vengono in mente altre immagini del genere, una per tutte quella di Felice Gimondi quando vinse la Parigi-Roubaix, credo fosse il 1966: Felice staccò tutti e vinse a braccia alzate nel freddo della primavera del Nord, la faccia nera di fango e di fuliggine.
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Fatica e mani sporche, sudore e voglia di andare avanti. Mi piace pensare di vivere così anche il resto della vita. Non fare passi indietro, non avere paura nemmeno del fango, cioè dell’umiliazione, se bisogna affrontarla per andare avanti. Con la propria forza, tutt’al più con l’aiuto dei compagni, facendo il proprio dovere fino in fondo. Magari anche fermandosi per aiutare un compagno in panne.
Se vivessimo a questo modo, il mondo sarebbe più bello, più onesto. Più bello e più onesto direi che sono sinonimi. In un mondo di galantuomini nessuno viene lasciato indietro, nessuno è solo. Non ci sono sotterfugi, non ci sono fregature, non ci sono furbi che fregano gli altri. Niente code infinite e liste d’attesa interminabili per una visita in ospedale per alcuni mentre per altri, con i soldi, le porte si spalancano nel giro di poche ore.
Ingiustizie.
Una mentalità più ciclistica renderebbe migliore anche le relazioni sociali.
Ultima annotazione: mentre scrivo è in pieno svolgimento la Tirreno-Adriatico che è una corsa che mi piace tanto da quando ero bambino e guardavo gli arrivi sul televisore in bianco e nero. Difficile dire chi la spunterà alla fine: certo è una bella battaglia e sembra che anche il nostro Nibali non si tiri indietro!
Buone pedalate a tutti.