È proprio vero che quando una cosa non ce l’hai più allora ti rendi conto di quanto vale. Per venti giorni non ho più potuto usare la bicicletta, nemmeno quella per muovermi in città per via dell’intervento chirurgico al naso che consiglia per un periodo la massima sedentarietà. Ma oggi non ce l’ho più fatta e ho preso la bicicletta e sono venuto al lavoro pedalando. Con molta calma e attenzione, ma finalmente libero da quella scatola di metallo che è l’automobile. Che mi fa sentire sporco, nel senso che mi sento in colpa a girare in città con l’auto che butta fuori anidride carbonica, che contribuisce a intasare le strade, a riscaldare l’atmosfera.
Che bello tornare a pedalare. Ho anche fatto un po’ fatica, confesso. Tre chilometri e già le gambe hanno un po’ avvertito la stanchezza! Ma va bene così. Girare in bici dà un senso di libertà. Un po’ per l’aria, i rumori, gli odori, per il contatto diretto con l’ambiente che sta intorno. Un po’ perché se vedi una persona che conosci ti fermi, scendi dalla bici e ci puoi chiacchierare. Un po’ perché in qualsiasi momento puoi modificare i tuoi piani, ti viene in mente che manca il pane, giri, arrivi davanti al panettiere, chiudi la bici ed entri. L’automobile mica ti consente questa elasticità… la moto abbastanza, ma la moto è inquinante e poi non si muove grazie ai tuoi muscoli…
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Sono tornato in bici – da città – alla vigilia della Gimondi. Quest’anno per me niente gran fondo, però sono contento perché dopo tanti giorni di pioggia finalmente splende il sole e per domani è prevista una bella mattinata. Per la gran fondo il sole è come il pane: con il pane tutto ha più gusto, ogni pietanza trova la sua giusta dimensione, il suo sapore… Con il sole la Gimondi è una gran festa. Ricordo quei due anni di fila in cui piovve… una volta mi misi in griglia e veniva giù di brutto, tutti con le mantelline e gli occhi rassegnati a prenderla… piovve per quasi tutto il percorso. Fu bello anche allora.
E per finire un pensiero al Giro d’Italia. Oggi Gianluca Brambilla ha fatto l’impresa, bella quella salita sterrata all’Alpe di Poti, lui coraggioso, una grande fuga. Una bella faccia, una carriera da gregario dove però si leggono dei risultati che lasciano trasparire la qualità del ciclista. All’arrivo, quando ha salutato sua moglie e la sua bambina, ha ricordato a tutti quali sono le cose che contano nella vita.