Olimpiadi, Vuelta, Mondiali. Mi chiedo quale piega prenderà il nostro ciclismo, come si comporteranno i nostri campioni. La delusione del Tour de France è stata piuttosto forte. Mi aspettavo Aru sul podio e Nibali vincitore almeno di una tappa, dopo che aveva rinunciato alla classifica. Invece niente.
Il crollo di Fabio Aru nell’ultima tappa mi aveva sorpreso, ma come ho già scritto in altre occasioni, questo è il ciclismo vero, fatto di grandi imprese e di cadute nell’abisso. In quell’ultima tappa di montagna, Aru è finito in fondo al fosso. E non ha avuto il tempo e il modo di risalire. Una crisi profonda, non del tutto spiegata. Ma anche Aru, come Nibali a suo tempo, ha dimostrato di essere un ciclista vero, non un automa programmato più o meno chimicamente  per vincere o piazzarsi regolarmente. Un uomo, con i suoi alti e i suoi bassi. Dopo lo sprofondo del finale del Tour allora aspettiamoci un risorgimento… dove e quando è difficile dire.
Nibali ha sempre detto di tenere molto alle Olimpiadi e pare che il suo Tour sottotono sia dovuto a questa ragione. Nibali si conosce bene e se ha rinunciato a mettersi in gioco per la magica doppietta Giro-Tour avrà avuto le sue buone ragioni, sebbene come tifoso io sia rimasto deluso. Può un campione come Nibali permettersi il lusso di affrontare il Tour de France come una corsetta di preparazione? Confesso che vivo ancora nel mito dei corridori ciclisti che ogni volta davano tutto per vincere o per piazzarsi, il ciclismo che ha regnato fino alla fine degli Anni Ottanta, prima che si affermasse quella logica “specialistica” per cui un corridore punta su un periodo della stagione, su un paio di corse e buonanotte ai suonatori. Questa logica, insieme alle vicende del doping, hanno rubato tanta popolarità al nostro sport, al ciclismo professionistico.
38-ciclostorie-Olimpiadi e Marche
Parliamo dell’altro ciclismo, quello della pedalata per pura passione. Dopo un’ulteriore sospensione delle pedalate per oltre un mese, per via di varie vicende di lavoro, mi sono rimesso in sella e con il mio ultimo figlio che ha 14 anni e un suo amico mi sono messo a pedalare un po’ tra queste colline delle Marche dove sono in vacanza. E mi sono divertito. Questa mattina da Corridonia siamo andati a Monte San Giusto, poi discesa, quindi salita di quattro chilometri fino a Monte San Pietrangeli, quindi di nuovo discesa e salita ed eccoci a Francavilla d’Ete; quindi via verso la Macina e Corridonia. Ma che bello questo paesaggio di colline! Colline dolci, tutte lavorate dai contadini, nemmeno un centimetro incolto. Girasoli, viti, olivi, grano biondo ormai mietuto… E nei piccoli paesi i centri storici di mattoncini rossi, monumenti rinascimentali, intrichi di stradine medievali… E pedalare, pedalare nel silenzio perché qui passa un’automobile ogni cinque minuti. Pedalare piano perché così te la godi meglio. Solo sulla salita di Monte San Pietrangeli ho provato ad andare su con energia e non è andata male, tanta fatica, cuore che batte, sudore. E’ bello anche sudare.
Buone pedalate a tutti.