Elia Viviani, festeggiato dal Comitato Veneto e dal ciclismo veronese
VERONA (VR) – Le immagini di Elia Viviani a Rio fanno rivivere la gioia dell’oro nell’Omnium, il pianto con il tricolore attorno al collo, l’abbraccio ai genitori, la caduta che ha ammutolito i due milioni 278 mila italiani che hanno seguito in televisione (16 ogni cento) la corsa a punti finale, l’esultanza del team azzurro, ma anche l’Elia bambino e poi ragazzo che, dopo aver colto le prime vittorie, dice ai suoi dirigenti del Luc Bovolone che, da allora in poi, vuole siano i suoi compagni a vincere e lui li aiuta, sino a portare alla vittoria anche un ragazzo che mai era entrato negli ordini di arrivo (lo testimonia Luc Scapini), insomma le immagini dell’Elia ciclista e dell’Elia ragazzo che parla già da uomo, rievocano le intense emozioni vissute dagli appassionati di ciclismo il 15 agosto.
Aprono la bella serata alla Gran Guardia, voluta dal comitato regionale della Federciclismo, guidato da Raffaelle Carlesso con Luigi Molinaroli al fianco, sostenuta dall’assessorato allo Sport del Comune (Alberto Bozza consegna un significativo riconoscimento al campione), presentata con brio, simpatia e competenza da Gianluca Tavellin, tutta in onore di Elia Viviani che, in chiusura, chiede siano i giovanissimi corridori del Luc Bovolone e del Pedale Scaligero a fargli domande ed a Matteo che gli chiede cosa abbia provato, risponde: «Hai presente quando, da bambino, fai un sogno? Ecco, sono riuscito a realizzarlo. Ed ora ne cullo un altro e sto allenandomi per renderlo concreto: una maglia iridata su strada in Qatar».
Il presidente regionale Carlesso rivive «le emozioni di quella serata, i brividi di una caduta che poteva rendere vani anni di sacrifici» e fa «l’elogio al Luc Bovolone che ha sempre portato i ragazzi in pista».
Gianluca Liber, presidente provinciale, osserva che «l’oro non ha stupito più di tanto chi l’ha visto crescere», mentre Molinaroli ringrazia Viviani «per la vicinanza al ciclismo di base».
Sul palco sfilano gli olimpionici Eros Poli («Elia mi piace perché pensa che la sua medaglia sia utile al futuro dei giovani»), Sergio Bianchetto («ha fatto un’escalation, crescerà ancora e ora deve pensare al Mondiale in Qatar»), l’argento olimpico Pietro Guerra, campioni del mondo come Francesco Moser («una medaglia pesante, sofferta, difficile perché nell’omnium non hai compagni di squadra») e Dino Verzini.
Remo Cordioli, che conosce Elia come pochi, ricorda: «Elia è forte e intelligente e pochi sanno i sacrifici che ha fatto in questi ultimi quattro anni. Anche perdendo, è maturato psicologicamente per essere il campione che è. Grazie Elia per le emozioni che ci hai dato».