Quando arriva la Tirreno-Adriatico, mi si apre il cuore. Perché è la corsa dei due mari, e il mare mi dà sempre un senso di gioia. Perché significa che l’inverno è passato, che la stagione ciclistica è tornata nella sua pienezza, che i nostri eroi sono di nuovo in pista. Perché il ciclismo professionistico è comunque affascinante.

E’ vero che il ciclismo ha subito una trasformazione profonda in questi ultimi venticinque anni, è vero che il professionismo ha perso capacità di attrazione mentre il ciclismo amatoriale e cicloturistico delle gran fondo ha registrato una vera esplosione. Non solo: sempre più gente va in bicicletta a scuola, al lavoro, a passeggiare. Una vera riscoperta.

Se poi ci mettiamo mountain bike e biciclette a pedalata assistita… Ma il ciclismo professionistico è comunque un volano, è comunque la punta dell’iceberg, esercita un fascino del tutto particolare, riesce ancora a entusiasmare. E un po’ ti fa venire voglia di emulare quegli atleti, quei campioni. Nel tuo piccolo. Insomma: le imprese dei campioni ti fanno venire ancora più voglia di prendere la bicicletta.

A proposito di Tirreno-Adriatico, mentre scrivo Sagan ha vinto la terza tappa, ma la cosa che mi ha impressionato di più è stata la cronometro, con quei ragazzi che viaggiavano come treni. E poi l’incidente a Moscon, quella ruota che si spezza, la fibra di carbonio che si sbriciola. E le ruote di altri due della Sky che pure hanno problemi… Ma non erano state testate quelle super ruote da cronometro?

Leggevo i giornali, le diverse ipotesi. Nessuna soddisfacente: difetto, prototipo… in ogni caso non è ammissibile che una ruota vada in frantumi per un tombino. Per fortuna, Moscon se l’è cavata soltanto con qualche graffio.

A proposito di giovani: i bergamaschi aspettano segnali di rinascita dai suoi ciclisti, per rinnovare i fasti di Gimondi, Gotti, Savoldelli. Mettiamoci anche Pinotti e Giupponi. Qualche segnale lo ha dato Davide Villella, alla fine dello scorso anno, con la vittoria nella Japan Cup, con un bel Giro di Lombardia e buone prestazioni anche alla Vuelta. Villella era un dilettante particolarmente forte: speriamo bene.

Altre speranze arrivano da Mattia Cattaneo che una tappa alla Tirreno-Adriatico potrebbe anche vincerla dopo il successo in una frazione del Tour de la Provence in Francia e il secondo posto al Classic de l’Ardèche. Enrico Barbin, bergamasco di Osio Sotto, si è aggiudicato una tappa del Tour de Langkawi, in Malesia. Segnali buoni…

Molto meno buoni i segnali che arrivano dalle mie gambe dopo la sosta invernale. Ho percorso finora trecento chilometri e la fatica è tanta. Quando la strada sale, mi sembra di avere muscoli di cemento. Pesantissimi. Domenica mattina con i miei amici Pesenti ho affrontato il Lago d’Iseo, Sarnico, Riva di Solto, poi Solto Collina e ritorno a Bergamo. Sul Solto Collina sono andato più piano di una tartaruga. Però come era bello il lago! E che sofferenza. Mi consolo pensando  che fino quasi a Riva di Solto sono riuscito a non staccarmi dai miei compagni. Loro poi hanno proseguito per Lovere, il Filone e Clusone. Troppo, per me.

Ma va bene. Stamattina pedalavo in Valle Imagna ed ero solo e il cielo era così azzurro che veniva voglia di pedalare fino a sera, magari in direzione del mare, magari verso Genova, o Sanremo… anticipando la mitica classica che sta per arrivare.

Buone pedalate a tutti.

paolo aresi (2)

Paolo Aresi – giornalista e scrittore.
Dal 2015 cura la rubrica “#AMOLABICI, le Cicloctorie di Paolo Aresi” sul sito www.bicitv.it.
Il ciclismo è una sua grande passione, ha trascorso l’infanzia tifando Felice Gimondi.
Pedala con una certa energia, ma il poco tempo a disposizione lo penalizza.