#AMOLABICI – Una domenica a tutta ciclismo tra il Giro e La Felice Gimondi
Eccoci di nuovo nel vivo della stagione ciclistica, ecco che il Giro d’Italia attraversa la Sardegna accompagnato dalla sua madrina Giorgia Palmas che pure è fra le cose belle dell’isola, ecco che fra poche ore scatterà la gran fondo bergamasca, la Felice Gimondi. Un’ora fa, sotto la pioggia, sono andato a ritirare il pacco gara e il numero. I miei amici sono sempre capaci di sorprendermi: nel pacco gara c’è persino una mela, rossa e bella.
Domani avrò il numero 318. Levata alle cinque della mattina, alle sei fuori per pedalare un po’ perché se non mi scaldo sono dolori, mangiucchio qualcosa prima del via e poi comincerò a pedalare davanti alla fiumana di ciclisti, quasi quattromila. E come ogni anno ci saranno quelli che sfrecceranno a destra e sinistra, che saliranno e scenderanno dai marciapiedi… e speriamo che nessuno si faccia male.
E’ la solita raccomandazione del Felice poco prima della partenza, interrompendo quella musica da discoteca che, confesso, mi dà un po’ fastidio (perché non un bel brano di musica classica, di quella tosta, entusiasmante?); Felice invita sempre alla calma e alla prudenza, perché non c’è comunque in palio il Campionato del Mondo.
In questi ultimi giorni ho cercato di pedalare al meglio, domenica scorsa con Luca Pesenti, mio figlio Nicola e un altro amico siamo andati a risalire la Valle del Riso, poi siamo scesi a Serina e risaliti a Dossena per poi tornare a Bergamo. Dal bivio di Ponte Nossa al passo di Zambla, cinquantotto minuti. Poteva andare peggio. E a scendere dal passo un freddo becco, roba da mani e piedi congelati. Quasi quasi non muovevo più le dita… Quelle condizioni che ti fanno soffrire, ma sentire anche un po’ eroe.
E poi durante la settimana il tempo è stato poco, sono riuscito a tirare insieme 97 chilometri divisi in tre uscite. Mercoledì mi sono preso anche venti minuti di acquazzone, ma ormai il giro stava finendo, da Almenno alla Madonna del Bosco fino a Bergamo. A quel punto ero ben caldo, la pioggia mi scivolava addosso e faceva piacere sentire l’acqua sul viso, sulle gambe, un senso di natura e di freschezza, e l’odore buono che saliva dai campi di Fontana.
Mi è tornata in mente una volta di tanti anni fa, quando andai da Manciano a Roma in bici nella Gran Fondo Trapiantati, io ero ospite, insieme a due amici, Francesco e Pasquale. Facemmo almeno 140 chilometri sotto la pioggia, a tratti torrenziale, a Tuscania ricordo che la strada era un ruscello e la ruota divideva in due l’acqua come un motoscafo! Tirò quasi sempre Francesco e alla fine arrivammo, unici tre superstiti di un plotone di venticinque (gli altri erano saliti sui pulmini) e ci sentimmo davvero in gamba. Ma soprattutto ci sentimmo amici.
In questi giorni altra attività importante è stata consultare il sito meteo, cercando di capire che tempo avrebbe fatto nella domenica della Gimondi. Eravamo partiti male, con previsioni di pioggia… adesso pare che sarà nuvoloso, ma l’acqua non dovrebbe cadere dal cielo (pensavo nei giorni scorsi che questa faccenda dell’acqua che cade dal cielo, come la neve, è un miracolo di cui non ci rendiamo conto, lo consideriamo ovvio. Vai a dirlo ai Berberi o ai Tuareg del Sahara).
Quindi, nonostante il furto delle due biciclette dal garage, partiremo comunque. Io con la mia vecchia Bianchi della squadra Barloworld, Nicola con una Wilier fornita dai nostri amici Cicli Pesenti, provvidenzialmente.
Buone pedalate a tutti!
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Paolo Aresi – giornalista e scrittore.
Dal 2015 cura la rubrica “#AMOLABICI, le Cicloctorie di Paolo Aresi” sul sito www.bicitv.it.
Il ciclismo è una sua grande passione, ha trascorso l’infanzia tifando Felice Gimondi.
Pedala con una certa energia, ma il poco tempo a disposizione lo penalizza.