#AMOLABICI – Fabio Aru, Claudia Cretti e la scalata al Croce Domini
Grandi gesta al Tour, grande paura per Richie Porte caduto in discesa. E per Claudia Cretti che pure è caduta rovinosamente in discesa, al Giro d’Italia femminile. Claudia è di Costa Volpino, bergamasca di ventuno anni, il bel viso sorridente. Mentre scrivo è ancora in coma farmacologico dopo due interventi alla testa. Due incidenti gravi, a pochi giorni di distanza. Troppa voglia di vincere che costringe all’imprudenza? Biciclette troppo leggere, non così affidabili? Non lo so, ma sarebbe opportuno avviare delle inchieste.
Fabio Aru ci sta regalando grandi emozioni, anche ieri nella grande tappa di Chambery si è battuto come un leone ed è secondo in classifica generale. C’è da sperare.
Nel mio piccolo, domenica scorsa ho partecipato all’impresa del Team Pesenti: da Bergamo al Passo di Croce Domini e ritorno, guidati dai fratelli Vigorelli e da Emilio Iannucci. Dopo quattro ore di pedalata ero in cima al passo, dopo 88 chilometri di strada, neanche male. Nella salita da Cividate Camuno, via Bienno, ho impiegato un’ora e quarantotto minuti, un tempo nemmeno da buttare via. Certo, dal vincitore della nostra squadra mi sono beccato più di venti minuti, ma era preventivato.
È stata una bella giornata. Il cielo era limpido, l’aria fresca. Era la terza volta che la “corsa” veniva programmata: le prime due domeniche era stata rinviata perché aveva piovuto (solo dalle 7 alle 10, naturalmente). Partenza alle 7.15 e dopo poco più di due ore eccoci a Cividate, media sui trentadue chilometri all’ora, credo, con un bel vento contro.
La salita tira subito, io ho tenuto il gruppetto forse per un chilometro, poi ho pensato che fosse più saggio mollare e salire con il mio passo. E così ho fatto, abbiamo superato Bienno, poi abbiamo sfiorato Astrio, e via su lungo questa salita che è risultata piuttosto impegnativa, e per fortuna che aveva messo il ventotto, con il trentanove per ventotto me la sono cavata abbastanza bene. In qualche tratto ho inserito il venticinque, ma di rado. Trentanove per ventotto e via regolare.
E dopo venti chilometri di duro pedalare, di sudore che scende dalle tempie a gocce, ecco il grande panorama dell’alpeggio, un anfiteatro con le mucche, le auto parcheggiate, il rifugio che manda odore di burro fuso e brasato. Ancora un chilometro ed ecco il passo, con l’altro rifugio. Un saluto ai tanti arrivati prima, su lo smanicato e via per la discesa. No, non è il caso di fermarsi al rifugio per un piatto di casoncelli. Fa freddo quassù, ripartire sarebbe un trauma. Giù subito. Oltre venti chilometri di tornanti e di freni tirati: alla fine, quando arrivo a Cividate, ho le dita indolenzite.
La salita è impegnativa, con poche punte davvero cattive, ma difficilmente scende sotto il sette per cento di pendenza, se non nell’ultimo chilometro, quasi pianeggiante. Alla fine, nei ventidue chilometri e mezzo di ascesa, la pendenza media è del 7,2 per cento, con qualche punta del quindici, ma rara. In genere si oscilla fra l’otto e il nove. L’ho trovata decisamente più impegnativa del passo di San Marco fatto da Morbegno, sebbene meno “cattiva” dello stesso passo affrontato da parte bergamasca, da Olmo al Brembo.
Alla partenza eravamo in diciotto. Al ritorno siamo tornati in ordine sparso e ho cercato di godermela. Sosta a Boario verso l’una sotto un bel sole caldo, panino con mozzarella e prosciutto e Coca Cola. Che buon tempo! Poi sosta a Lovere, in piazza, davanti al lago, per un’aranciata. Quindi altra fermata a Endine. Acqua del lago verde-turchese e cielo azzurro profondo. E tranquillo, controvento, a ventisette-ventotto chilometri all’ora, sono tornato a casa. Una bella pedalata. Qualche giorno dopo, sono andato a fare la salita da Capizzone a Costa Imagna, via Bedulita, poco più di dieci chilometri: in trentanove minuti e trentacinque secondi. Quest’anno non ero mai andato così forte. Grazie Croce Domini!
E adesso speriamo per Claudia mentre leggo che per Richie sembra non ci sia niente di grave. Speriamo che possano riprendersi, e tornare a pedalare.
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Paolo Aresi – giornalista e scrittore.
Dal 2015 cura la rubrica “#AMOLABICI, le Cicloctorie di Paolo Aresi” sul sito www.bicitv.it.
Il ciclismo è una sua grande passione, ha trascorso l’infanzia tifando Felice Gimondi.
Pedala con una certa energia, ma il poco tempo a disposizione lo penalizza.