#AMOLABICI – Aspettando la Vuelta e… la sfida tra Nibali e Aru?
Il Giro del Portogallo lo conoscevo bene, quello di Polonia pure. Ma del Giro del Colorado, inteso come stato degli Usa, proprio non sapevo niente. Così quando ho letto sulla Gazzetta dello Sport della buona prestazione di Marco Canola sono rimasto sorpreso. Il Colorado Classic, in quattro tappe, ultima delle quali a Denver, capitale dello stato, un giro di dodici chilometri da ripetere dieci volte. Bella scoperta. E che dire del giro del nord della Norveglia, l’Arctic Race of Norway? E del Bick Bank tour vinto addirittura da Tom Dumoulin?
Diverse le corse che si svolgono in questi giorni d’agosto in giro per il mondo, in attesa della Vuelta a Espana che partirà alla fine di questa settimana. Che il ciclismo si espanda e che raggiunga ormai tutto il mondo e non più soltanto la vecchia Europa, è una gran bella cosa. D’altro canto però dispiace di vedere diminuire il numero di corse in Italia, in questi giorni proprio non se ne vedono più. Va bene. Consoliamoci con il Colorado e la Spagna e pensiamo che alla Vuelta una grande sfida nella sfida sarà tutta italiana: Fabio Aru contro Vincenzo Nibali, due ragazzi delle isole, e anche questo è un segno dei tempi. I grandi campioni un tempo venivano soprattutto dal centro-nord, oggi vengono da Sicilia e Sardegna.
Chi prevarrà fra i due? E il prevalere dell’uno sull’altro significherà la vittoria del grande giro spagnolo? Io, lo confesso, penso che Nibali farà una grande Vuelta, e che potrebbe anche portarsela a casa dopo il trionfo del 2010 (sono già passati sette anni!). L’età di Vincenzo è quella della maturità, lui è un corridore completo, capace di dosare gli sforzi, di calcolare i tempi giusti. L’ho già detto in altre occasioni che mi ricorda Gimondi. Aru mi appare come un corridore molto dotato, ma che forse deve maturare ancora un po’.
Io in questi giorni ho pedalato ben poco, complici le ferie in un luogo meraviglioso, Santa Teresa di Gallura. Grazie ai miei amici Betti ed Ezio, ho potuto affittare una casetta a Capo Testa, davanti avevo il patio e oltre mirti, ginepri, lentischi. In mezzo passa un sentiero: cento metri ed ero giù alla caletta. Uno specchio di mare tra le rocce di granito che sembrano modellate come pongo da mani di giganti. Mare celeste, trasparente. Se mettevi la maschera, ti divertivi a osservare pesci e alghe, pesci argentei, tigrati, azzurri… La notte, si sentiva soltanto il suono delle onde.
Una mattina però ho noleggiato una bici, una mountain bike senza pretese, dieci euro tutta la giornata. E sono partito. C’era un gran vento, ho pedalato verso Aglientu, a un certo punto ho virato a destra, ho preso una strada bianca in direzione del mare. Non c’era nessuno. La stradina si snodava nella macchia mediterranea. Io pensavo a poche centinaia di metri, invece la strada continuava e a un certo punto, forse dopo un paio di chilometri, mi si è aperto davanti il mare, una vasta distesa di sabbia e una lunga duna che si faceva strada verso l’interno. Il mare spumeggiava portato dal vento forte. Non c’era nessuno sulla spiaggia.
La strada sembrava continuare costeggiando il mare a venti, trenta, cinquanta metri di distanza. Ho deciso di continuare. A volte il vento mi portava gli schizzi delle onde. Ho incontrato quattro, cinque persone che passeggiavano, il tempo di un saluto, di una domanda. Il vento che piegava i fiori bianchi che crescevano nella sabbia. Scogli dai disegni fantastici. Alla fine, sono arrivato alla Cala di Pischina e la strada bianca sembra essere finita lì. Io comunque dovevo tornare a Capo Testa, a casa. L’anno venturo riprenderò l’esplorazione… Il mare della Sardegna, la costa, sono di una bellezza che ti dà gioia, che ti stupisce. E percorrerla il bicicletta, in solitudine e nel vento, dà un’emozione non faile da spiegare.
Buone pedalate a tutti.
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Paolo Aresi – giornalista e scrittore.
Dal 2015 cura la rubrica “#AMOLABICI, le Cicloctorie di Paolo Aresi” sul sito www.bicitv.it.
Il ciclismo è una sua grande passione, ha trascorso l’infanzia tifando Felice Gimondi.
Pedala con una certa energia, ma il poco tempo a disposizione lo penalizza.