Perchè “West Jerusalem” non è piaciuta a Israele che ha minacciato di non finanziare più il Giro d’Italia?
MILANO (MI) – Che la scelta di RCS Sport di far partire il Giro d’Italia 2018 da Israele potesse trasformarsi in una “patata bollente” per implicazioni politiche, diplomatiche, etiche, culturali e religiose lo avevamo capito da tempo.
La conferma era arrivata pochi giorni fa con la lettera aperta inviata agli organizzatori del Giro e firmata da organizzazioni per i diritti umani con base in Europa, sindacati, associazioni per il turismo etico, gruppi sportivi e religiosi da oltre 20 Paesi con la quale chiedevano di annullare la “Grande Partenze” della Corsa Rosa da Israele, citando “gravi e crescenti violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani dei palestinesi”.
Ieri a Milano la presentazione ufficiale del Giro 2018 ed in serata ecco spuntare subito il primo problema, piuttosto serio, che ha messo a rischio il finanziamento israeliano alle prime tre tappe. In un comunicato congiunto rilasciato all’Agenzia French Press i ministri Miri Regev (sport e cultura) e Yariv Levin (turismo) avvertono che “nella misura in cui nel sito del Giro non sarà cambiata la definizione che qualifica come punto di partenza West Jerusalem, il governo israeliano non parteciperà alla iniziativa”. “Gerusalemme – precisano – è la capitale di Israele: non vi sono Est e Ovest”.
“Gerusalemme è una città unita. Quelle pubblicazioni – aggiungono Regev e Levin, riferendosi alla definizione di West Jerusalem – sono una infrazione delle intese col governo israeliano. Se ciò non sarà cambiato Israele non parteciperà all’evento”. Secondo il quotidiano filo-governativo Israel ha-Yom della questione si è interessato – oltre ai ministero dello sport e del turismo – anche il ministero per le questioni strategiche.
Il giornale precisa che quei ministeri sono giunti alla conclusione che “si tratta di pressioni di elementi filo-palestinesi, che vorrebbero sottolineare che Gerusalemme est non fa parte di Israele”. “Il Giro in Israele potrebbe essere annullato” titola il giornale, nel suo sito web.
Lo scorso 18 settembre, in occasione della presentazione delle prime tre tappe in territorio israeliano, sulle varie mappe e sul materiale informativo la scritta “West” non c’era, c’era solo Gerusalemme. Sul materiale ufficiale diffuso ieri era apparsa la scritta “West” forse in seguito alle pressioni giunte anche con la lettera sopracitata. Fatto sta che quella parola “West” ha scatenato un vero e proprio caso politico con conseguente minaccia da parte dello stato di Israele di annullare il finanziamento al Giro.
Già nella tarda mattinata di oggi, dopo che giornali e siti web di tutto il mondo hanno riportato la notizia, sul sito del Giro d’Italia sono iniziate a cambiare grafiche e scritte dove è tornata solamente la scritta Gerusalemme.
Poco dopo le 13 è arrivato anche un comunicato ufficiale da parte di RCS Sport che recita:
“RCS Sport tiene a precisare che la partenza del Giro d’Italia avverrà dalla città di Gerusalemme.
Nel presentare il percorso di gara è stato utilizzato materiale tecnico contenente la dicitura “Gerusalemme Ovest”, imputabile al fatto che la corsa si svilupperà logisticamente in quell’area della città.
Si sottolinea che tale dicitura, priva di alcuna valenza politica, è stata comunque subito rimossa da ogni materiale legato al Giro d’Italia”.
Da Israele hanno fatto sapere che vista la celerità con cui RCS Sport si è prodigata a risolvere la questione, il caso è rientrato e il Giro non è più a rischio.
In realtà lo sport centra poco. La questione è molto delicata e s’inserisce in più di mezzo secolo di lotte che vedono palestinesi e israeliani contendersi la parte est della città. Una questione importante e irrisolta di politica internazionale.
Gerusalemme è abitata sia da israeliani – che compongono più o meno il 60 per cento della popolazione – sia da palestinesi, Israele però ne controlla interamente più di metà e dal 1967, con la Guerra dei Sei Giorni, occupa militarmente gran parte dei quartieri (Gerusalemme Est) dove vivono i palestinesi.
Sia l’ONU che i principali paesi occidentali non hanno mai riconosciuto l’annessione di Gerusalemme Est a Israele, mentre invece hanno riconosciuto le conquiste del 1948: di conseguenza considerano Gerusalemme Est del nuovo stato della Palestina ma occupato da Israele. La Green line tracciata nel 1949 è il punto di partenza per le negoziazioni di pace fra Israele e Palestina e le Nazioni Unite un anno fa hanno ribadito il concetto votando una risoluzione, questa volta con l’astensione degli Stati Uniti da sempre vicini a Israele, in cui condanna “tutte le misure volte ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo stato del territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme Est, in cui accadono confische e demolizioni di case palestinesi”.
L’impressione è che questo Giro farà ancora parlare molto di sè e non solo per gli aspetti prettamente sportivi.
(Servizio a cura di Giorgio Torre)