“Se vuoi fare qualcosa, trovi il modo di farla”. L’intervista a Francesca Selva
RACCONIGI (CN) – Questa intervista fa parte della #RCTWeek, una serie di interviste nella settimana della presentazione del Racconigi Cycling Team per conoscere le ragazze che nel 2018 faranno parte del team nella categoria Juniores ed Élite. Francesca Selva è veneta di Marcon, provincia di Venezia. Classe 99 è al Racconigi dal 2016. Studia grafica e comunicazione a San Donà di Piave e quest’estate prenderà il diploma. Oltre che su strada corre nel ciclocross e su pista e ha una passione speciale per la fotografia.
Hai praticato tanti sport come orienteering, sci, nuoto. Poi perché hai scelto il ciclismo?
Il ciclismo è lo sport che fin da subito mi ha permesso di essere libera, in cui riuscivo a esprimermi meglio. E soprattutto mi piace l’ambiente. Rispetto agli altri sport che ho provato, qui hai l’opportunità di stringere legami con le persone che lo frequentano. Si crea un rapporto che va oltre lo sport, le squadre di appartenenza e le varie rivalità. In gara si è avversari, ma giù dalla bici nascono amicizie profonde. È per questo che fin da piccola mi sono innamorata di questo sport.
Hai parlato di persone che si incontrano, con cui si stringono legami. Quali sono state quelle che hanno influito di più su di te nel ciclismo?
Nel Robegano da giovanissima, ho incontrato Bruno che praticamente mi ha insegnato le basi della disciplina. Per me è stato veramente un maestro di ciclismo, grazie al quale ho appreso tutte quelle malizie che ancora oggi mi tornano utili in gara. Da esordiente, quando ho iniziato a correre in pista, si è creato un bellissimo rapporto con Andrea e ancora adesso mi segue su pista. Poi c’è Gabriele che mi è stato vicino nei momenti più difficili, quando sono stata ferma per un problema al ginocchio. Ancora oggi ci sentiamo e lo considero veramente un amico.
Basta dare un’occhiata ai tuoi profili social per capire che oltre al ciclismo l’altra tua grande passione è la fotografia.
Sì, ho sempre avuto un rapporto speciale con la fotografia. Da bambina ero quella che non vedeva l’ora di mettersi in posa nelle foto di gruppo e quando ho ricevuto la mia prima macchina fotografica sono passata dall’altra parte dell’obiettivo. Per me la fotografia è il miglior modo per mostrare il mondo agli altri rispetto alla mia prospettiva. Nel ciclismo mi permette di catturare quei momenti che potrebbero sfuggire agli occhi degli spettatori ma che in realtà rendono il ciclismo speciale. La fotografia mi permette di comunicare agli altri le emozioni che vivo io.
Come gestisci il tempo per andare bene a scuola e in bici?
Non è facile, soprattutto per ché ci tengo a fare bene in tutto quello che faccio. Quando ero più piccola a scuola in realtà mi accontentava, poi però durante lo stop forzato per il ginocchio ho avuto tempo di migliorare i miei voti e trarne la soddisfazione che non mi mancava dallo sport. Adesso voglio continuare a mantenere una bella media. Ci vuole tanta organizzazione, ma penso che se vuoi veramente fare una cosa, trovi il modo di farla.
A una atleta che inizia oggi a correre in bici perché consiglieresti la multidisciplinarietà?
Ogni bici ha le proprie caratteristiche uniche e per vivere pienamente il ciclismo penso che devi provarlo in tutte le sue sfumature. Fare ciclocross, pista e strada è come se mi completasse come ciclista. Poi ovviamente migliori dal punto di vista tecnico, in particolare grazie al ciclocross, e tattico, grazie alla pista.
Che rapporto hai con le tue compagne?
È un ottimo rapporto quello che c’è tra di noi. Il ritiro permanente, la casetta, ci dà l’opportunità di trascorrere molto tempo insieme e di conoscerci a fondo. Durante i ritiri diventiamo come una famiglia perché viviamo, mangiamo e dormiamo insieme. È impossibile non instaurare un rapporto con loro. Le mie compagne non le considero solo come delle persone che portano la mia stessa maglia in gara, ma qualcosa di più, che non saprei definire.
(Servizio a cura di Davide Tibaldi)