Il CT Marco Villa guarda con fiducia verso Tokyo 2020: “Siamo un gruppo forte e consapevole”
MONTICHIARI (BS) – A poco più di una decina di giorni dalla conclusione dei Mondiali di Apeldoorn che hanno regalato grandissime soddisfazioni alla Nazionale italiana della pista è tempo di bilanci e di programmare la nuova stagione e il percorso che conduce verso le Olimpiadi di Tokyo 2020.
Abbiamo incontrato il CT della Nazionale italiana pista maschile Marco Villa che sta svolgendo un lavoro egregio con i suoi ragazzi. Gli azzurri sono ormai ai vertici del movimento internazionale, se la possono giocare quasi alla pari con gli avversari più forte e dalla loro hanno ancora margini di miglioramento.
La conferma più significativa arrivata sulla pista di Apeldoorn è stata la medaglia di bronzo del quartetto. Un grande risultato, conferma?
“Il risultato col quartetto non era scontato, ma eravamo decisi a dimostrare che la medaglia dell’anno scorso non era stato un caso. Quest’anno abbiamo confermato il terzo posto, ma sinceramente ci è stato un po’ stretto perché era alla portata un risultato migliore considerato che non c’era l’Australia e visto che i ragazzi andavano veramente forte – confessa il CT Marco Villa -. Peccato per la semifinale contro la Danimarca dove noi abbiamo fatto il nostro, ma purtroppo nell’ultimo giro il danese Larsen ha fatto qualcosa di eccezionale. Eravamo passati in vantaggio e ci ha ripassato e buttato indietro. Peccato soprattutto perché dopo, nella finale 3°-4° posto, siamo andati ancora più forte e la Danimarca non ha ripetuto la prova che ha fatto con noi nella semifinale. Insomma, c’è da pensare che una bella finale Gran Bretagna-Italia ce la potevamo giocare”.
L’impressione è che dopo l’Olimpiade di Rio gli azzurri abbiano preso una maggiore consapevolezza del loro valore e che riescano a maturare e a migliorarsi ogni volta che scendono in pista.
“Questa consapevolezza fa sicuramente tanto – conferma Villa -. Prima soffrivamo. Facevamo dei buoni allenamenti e poi andavamo alle gare ed i risultati non arrivavano. Ora, invece, siamo più sicuri e l’Olimpiade di Rio ci ha dato quel qualcosa in più. Anche la medaglia di Viviani è stata uno stimolo non indifferente. Arrivando là all’ultimo minuto questi ragazzi hanno toccato con mano che cosa è un’Olimpiade, hanno toccato con mano cosa è l’ambiente e quel momento unico e dentro di loro sento che c’è una voglia matta di ripetere questa esperienza, ma di ripeterla con i giusti passi, non arrivando all’ultimo minuto, ripescati perché la Russia è stata squalificata. Vogliono arrivarci preparati. E i ragazzi lo stanno facendo nel modo giusto. I risultati stanno arrivando e non dimenticherei che i risultati in pista arrivano alternati anche all’attività su strada, perché questi atleti si sono ritagliati uno spazio importante anche su strada. A Tokyo vorremmo arrivarci pronti. Magari dopo il Giro d’Italia 2020 avere un mese e mezzo per lavorarci come ci ha lavorato Viviani per Rio. Se adesso andiamo così mi viene da pensare che lavorando con dedizione, anche con un po’ di palestra, allenando le partenze da fermo, qualcosa possiamo ancora migliorare e poi vedremo…”, sorride Marco Villa e poi aggiunge: “Per scaramanzia non lo dico cosa potrebbe succedere”.
Una medaglia olimpica per il quartetto azzurro è sicuramente un obbiettivo alla portata. La cosa che emerge spesso dalle parole dei ragazzi è la forza del gruppo che si è venuto a creare in questa Nazionale della pista. E davvero questo il segreto?
“Sicuramente si è creato un bel gruppo – conferma il CT della Nazionale italiana –, ma questo è soprattutto merito loro. Sono dei bravi ragazzi, tra di loro sembrano dei fratelli. Ad esempio, l’aneddoto che vi posso raccontare riguardo agli ultimi Mondiali è che in finale 3°-4° posto erano talmente sicuri del risultato che gli altri hanno detto a Ganna di fare due tirate in due giri, la seconda capita sui 3000 metri e ti levi, gli ultimi 1000 metri li facciamo noi e tu recupera perché domani devi vincere l’Inseguimento individuale. Insomma questo è tanta roba in un gruppo e dice tante cose. Io penso solo di essere fortunato di avere il privilegio di poterli allenare poi gran parte di ciò che riescono a fare è merito loro e delle loro qualità”.
Un gruppo in cui un ruolo fondamentale è svolto anche dal campione olimpico Elia Viviani.
“Il rapporto che c’è stato tra me e Viviani ha insegnato molto e gli altri lo stanno un po’ copiando e questo è molto importante. Elia ci sta mettendo del suo in questo gruppo, dando dei consigli preziosi agli altri ragazzi. Nel quadriennio che ha portato verso Rio anche lui ha fatto degli errori e questo gli ha permesso di fare esperienza che ora mette a disposizione di tutto il gruppo. Viviani continua a ripetere che gli piacerebbe ripetere l’esperienza di Rio a Tokyo. Questo fa ingolosire ancora di più tutti gli altri ragazzi più giovani a provarci”.
E guardando proprio alla nuova generazione più giovane che sta arrivando, come la vede?
“Io con questa nuova generazione ho già raccolto degli ottimi risultati anche nella categoria Juniores come magari prima non li ho avuti né con Ganna, né con Consonni, né con Lamon, quindi vedo un gruppo che seguendo la mentalità degli altri può fare bene su strada e bene su pista. È una questione di mentalità e spero che questi successi servano un po’ da insegnamento a tutti. Insomma, che facciano vedere che non si perde niente su strada, anzi, e non si perde niente su pista facendo la strada. Si può fare tutto e bene. Questo è quello che posso dire io. Poi spero sempre di poter avere più elementi validi possibile perché la strada della qualificazione da qui a Tokyo è ancora lunga e quindi i vari Plebani, Giordani, Moro, Cima, Gazzoli, per fare alcuni nomi, secondo me possono entrare in questo gruppo e imparare tanto dagli altri ragazzi un po’ più maturi perché, come ho detto prima, trovano un Viviani che dispensa consigli, gli stessi Consonni e Ganna hanno dimostrato di saperci fare anche sulla gestione di un gruppo. Ad esempio penso sia stato molto bello il festeggiamento che hanno fatto a Scartezzini quando ha vinto la medaglia d’argento dello Scratch dopo che era rimasto fuori dal quartetto”.
Una felice intuizione e un grande risultato agli ultimi Mondiali è stata proprio la medaglia di Scartezzini.
“La medaglia di Scartezzini diciamo che mi ha tolto un peso. Però ci credevo. Lui mi ha sempre detto che lo Scratch è una prova di fortuna. E io gli ho risposto tu incomincia a vincere una medaglia, mettiamoci del nostro per portare dalla nostra parte la fortuna e lui è stato bravo perché ce l’ha messo del suo. Sono contento anche perché Consonni si è confermato nell’Omnium, che è specialità olimpica, quindi non c’è solo Viviani. Dobbiamo lavorare un po’ di più sulla Madison però questa è una specialità che è difficile allenarla, ma bisogna correrla, quindi troveremo il modo di fare qualche gara in più”.
Verso Tokyo quali sono i prossimi appuntamenti importanti?
“L’Europeo è la prima prova di qualifica olimpica poi ci sono le prove della prossima Coppa del Mondo dal mese di ottobre”.
(Servizio a cura di Giorgio Torre)