BERGAMO (BG) – “Un monumento per ricordare Felice Gimondi. E’ una buona idea, e m’impegnerò per realizzarla”. Lo ha scritto questa mattina sulla sua pagina Facebook il sindaco di Bergamo Giorgio Gori.

Così prosegue il testo del Primo Cittadino:

“Sono convinto che onorare Gimondi, per Bergamo, voglia dire di più che celebrarne la grandezza sportiva. Felice Gimondi ha rappresentato la migliore sintesi dei valori della nostra terra, quelli nei quali vogliamo ancora oggi ritrovarci e che desideriamo che i nostri figli facciano loro e tramandino. “Tenacia, forza, onestà, fatica”, come ha scritto l’amico giornalista (Paolo Aresi) che per primo ha lanciato l’idea: “un modo di essere, anzi di dover essere, di provare a essere” – ha scritto un altro commentatore (Maurizio Crosetti) – che per Felice andava oltre il ciclismo, quando diceva “Salire e andare, salire e pedalare sempre, questa è la bici e questa è la nostra vita.”
Da bambino non lo capivo, allora facevo il tifo per Eddy Merckx. Ai bambini piacciono i vincenti e Merckx , il “cannibale”, vinceva quasi sempre. E’ stato crescendo che ho imparato ad amare Gimondi – che ho poi conosciuto e trovato irresistibile nella sua semplicità e simpatia. Ho amato “a posteriori” le sue sconfitte almeno quanto le sue vittorie, forse di più. Perché è per le sconfitte, per i tanti secondi posti conquistati senza mai arrendersi, oltre che per i trionfi, che Felice Gimondi è diventato Gimondi, un simbolo che travalica la dimensione dello sport e abbraccia la vita. Maurizio Crosetti lo ha scritto come meglio non potrei: “Circondati come siamo dai nostri “cannibali”, dai nostri impietosi, crudeli e in apparenza invincibili Merckx – una malattia, una grana in famiglia o sul lavoro, un affare o un amore finito male – l’indole stoica di Felice sembra indicarci che non esiste scelta, se non la dignità dell’impegno e il coraggio del possibile fallimento.”
Ecco perché Bergamo deve dedicare un monumento a Gimondi. Ne ho parlato con i colleghi di Giunta e li ho trovati subito d’accordo. Mi piacerebbe lanciare un concorso per scegliere l’artista e il soggetto più adatti a rappresentarlo – ma penso a un’opera semplice, che parli a tutti – e fors’anche una sottoscrizione popolare per finanziarla. Abbiamo tempo per pensarci, oltre che ragionare su dove collocarla. Mi piace però anticipare questa volontà dell’Amministrazione comunale di Bergamo alla vigilia del suo ultimo saluto. Che Felice sappia, mentre si allontana in bicicletta, che Bergamo lo ricorderà per sempre”.