BERGAMO (BG) – Tutti uniti contro la burocrazia, un po’ meno allineati sulle politiche del ciclismo giovanile. Questo il riassunto dell’incontro, che si è svolto sabato 28 settembre nella Cittadella dello Sport di via Gleno, recentemente intitolata a Yara Gambirasio, tra il Comitato Provinciale di Bergamo della Federazione Ciclistica Italiana e una delegazione della FCI di Treviso. Due province che, da anni, si “contendono” la palma di territorio più ciclistico d’Italia, sia per numero di gare che per quantità di tesserati, e che spesso condividono le stesse problematiche.

STANDARDIZZAZIONE (E DIGITALIZZAZIONE) – Al tavolo di lavoro, a cui si sono accomodati Claudio Mologni, Antonio Torri, Michele Gamba, Aldo Epis, Basilio Busetti e Pierangelo Davini per la FCI di Bergamo e Giorgio Dal Bò, Ivano Corbanese, Moreno Zonta, Nicolò Valentini e Antonio Pegoraro per la FCI di Treviso, sono state illustrate le modalità con cui i due comitati hanno affrontato il tema della documentazione necessaria per l’organizzazione delle gare di ciclismo.

Due strade diverse, entrambe all’insegna della ‘standardizzazione’.

Il Comitato di Bergamo ha perfezionato ormai da due anni una documentazione unica da inviare alle società e che, una volta completata, viene girata dalla FCI a Prefettura, Questura, Provincia, ANAS e Comuni interessati dal passaggio della carovana.

Treviso ha invece lanciato a fine 2017 il Fattore RB, una piattaforma pubblica su cui le società, direttamente dal Fattore K, caricano le informazioni delle proprie gare (altimetrie, tabelle di marcia, tutte generate dal portale), condividendole non solo con le istituzioni locali (che potranno perfezionare i permessi), ma anche con i cittadini: in tre anni sono state caricate quasi 600 manifestazioni ciclistiche.

USCIRE DALL’ISOLAMENTO – Il fatto di caricare su una piattaforma aperta le manifestazioni ciclistiche con le rispettive mappe, nell’intenzione dei referenti trevigiani, permette agli organizzatori di uscire dall’isolamento del ciclismo.

«Quante volte abbiamo sentito dire che le gare sono un disturbo», ha spiegato Ivano Corbanese. «Invece dobbiamo promuovere l’idea che la bicicletta è un volano per il turismo, l’economia e uno stile di vita più sano».

Per farlo serve dialogare con gli altri operatori del settore: produttori di biciclette, albergatori, enti locali. E, in questo modo, trovare partnership e strategie per promuovere la realizzazione di ciclodromi e percorsi ciclabili: solo così il ciclismo giovanile su strada tornerà a crescere, così come sta accadendo al fuoristrada, ritenuto più sicuro dai genitori.

CHE FARE CON I GIOVANI? – Tutti d’accordo anche quando si parla della tutela dei più piccoli: i Giovanissimi. Gestire gli eccessi di agonismo, dare la possibilità a tutti di gareggiare (anche ai diversamente abili) e impedire agli under 13 di disputare troppe gare sono concetti su cui i due comitati convergono.

Le strade, però, si separano, soprattutto quando si entra nel tema dell’assegnazione dei titoli provinciali individuali. Come da indicazioni Federali, il comitato di Treviso sposa l’idea di non assegnare i titoli fino alla categoria Esordienti; Bergamo invece non ci sta e parla di un’occasione, quella dei campionati provinciali individuali, per gratificare gli sponsor, i ragazzi e le squadre che permettono quotidianamente lo svolgimento dell’attività dei giovani atleti.