Giulio Ciccone si racconta: la vittoria al Giro, la maglia gialla al Tour e il futuro con Nibali
BERGAMO (BG) – Dopo Il Lombardia vinto dal suo compagno di squadra Bauke Mollema, l’ultimo impegno della stagione dell’abruzzese Giulio Ciccone sarà nell’imminente fine settimana alla Japan Cup. Una stagione 2019 – la prima nel WorldTour con la maglia della Trek-Segafredo – che ha consacrato il giovane italiano (compirà 25 anni il prossimo 20 dicembre) come uno dei più brillanti talenti del ciclismo mondiale, soprattutto per le corse a tappe.
Una tappa vinta al Giro d’Italia, quella col Mortirolo, e due giorni in maglia gialla al Tour de France sono le immagini che meglio incorniciano il suo 2019. “Questa è stata una stagione importante, – ammette Ciccone – con il cambio di maglia affrontavo la mia prima stagione nel WorldTour e quindi era un punto interrogativo per tutti e in primis lo era per me. Devo dire che mi sono trovato molto bene e sono riuscito a distinguermi anche in gare importanti come il Giro e il Tour e quindi sono molto contento per questo”.
La prima immagine che resta in mente ai tifosi è quella spettacolare vittoria del 28 maggio a Ponte di Legno, al termine di una giornata tremenda dal punto di vista meteorologico, con la scalata al Mortirolo. “Vincere al Giro d’Italia per un italiano è sempre una grandissima soddisfazione, qualcosa di speciale. Sì, è stata una giornata incredibile che mi ricorderò per sempre”, confida Ciccone.
Poi l’emozione, inattesa, di vestire la maglia gialla al Tour de France. “È un’esperienza un po’ differente perché lì non si tratta di vincere una corsa, ma di mantenere il primato che forse è una cosa ancora più difficile perché hai veramente tante pressioni. Però è un’emozione che almeno una volta nella vita va provata”, e sorride compiaciuto, consapevole di aver fatto qualcosa di grande.
Giulio Ciccone è il capofila di una schiera di giovani italiani e stranieri che, in particolare quest’anno, sono saliti alla ribalta con risultati importanti. “Sicuramente stiamo attraversando un cambio generazionale – spiega l’abruzzese – e penso che questo sia anche dovuto a quanto sta accadendo nelle categorie giovanili, dove si vanno sempre più ad accelerare i tempi. Ad esempio, quando ero Juniores io le tipologie di allenamento, i chilometraggi e anche la qualità delle gare erano totalmente differenti a quelli degli Junior di adesso che sono praticamente già dei professionisti. Diciamo che si sono accorciati i tempi di crescita e ci ritroviamo ad avere corridori giovanissimi che sono già competitivi in squadre WorldTour”.
Dopo il Giappone un po’ di riposo e poi si guarda già alla stagione 2020 con la Trek-Segafredo che presenterà diverse novità, tra le quali anche l’arrivo di Vincenzo Nibali. “Sicuramente il 2020 sarà un anno importante per noi. Con l’arrivo di Nibali cambieranno un po’ di cose, ma abbiamo già degli obbiettivi fissati nella nostra testa. Dobbiamo ancora definire il calendario, ma sicuramente il mio impegno sarà quello di stargli vicino e magari dargli il mio contributo”.
Quest’anno li hai provati entrambi. Meglio il Giro o meglio il Tour? “Sicuramente a livello affettivo il Giro resta qualcosa di particolare e forse anche a livello di caratteristiche lo preferisco, però è indubbio che il Tour resta la gara più importante al mondo ed è sempre un piacere correrlo e diciamo che ha un suo perché essere lì e magari indossare ancora la maglia gialla”.
(Servizio a cura di Giorgio Torre)