AIGLE (SVIZZERA) – In qualità di firmatario del Codice Mondiale Antidoping, l’UCI è responsabile della lotta al doping nel ciclismo e mette in atto tutte le misure necessarie per assicurare e rafforzare la protezione dei ciclisti puliti. La recente attualità, nello specifico l’operazione Aderlass, dimostra che il doping non conosce confini né tra gli sport né tra gli Stati.

In questo contesto, il Comitato Direttivo dell’UCI ha deciso di studiare l’opportunità di una futura collaborazione con l’International Testing Agency (ITA). Questo organismo è stato lanciato nel 2018 dal Movimento Olimpico con il sostegno della Wada e gestisce attualmente i programmi antidoping di oltre 40 organizzazioni, tra le quali Federazioni Internazionali di Sport Olimpici e organizzatori di grandi eventi.

L’UCI sta valutando se una collaborazione stretta con l’ITA, a partire dal 2021, potrebbe portare benefici al mondo del ciclismo. Detto questo, l’UCI ribadisce il proprio apprezzamento per il lavoro della CADF, la Fondation Antidopage du Cyclisme, che dal 2008 permette al ciclismo di essere all’avanguardia nella lotta al doping. Quale che sia la decisione che prenderà l’Uci, il CADF conserverà la responsabilità del programma antidoping del ciclismo nel 2020.

L’Uci ribadisce che la decisione non ha alcun legame con la partenza di Francesca Rossi, attuale direttrice della CADF (andrà a guidare l’Agenzia Antidopingt Francese, ndr). L’Uci comunicherà le discussioni sull’ITA nel prossimo Comitato Direttivo che si svolgerà a Dübendorf, in Svizera, in occasione dei mondiali di ciclocross 2020.

comunicato stampa Uci

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