Fratelli e compagni di squadra: Vincenzo e Antonio Nibali, intervista doppia
MESSINA (ME) – Per il quarto anno consecutivo Vincenzo ed Antonio Nibali saranno compagni di squadra. Dopo tre anni insieme con la maglia della Bahrain-Merida, i Nibali sono pronti ad affrontare la nuova avventura con la Trek-Segafredo.
Ci sono otto anni di differenza tra i due fratelli – Vincenzo (35) classe 1984 e Antonio (27) classe 1992 – e anche le loro personalità sono differenti. La passione per il ciclismo però li accomuna e l’hanno ereditata da papà Salvatore. Entrambi in giovane età hanno lasciato la natia Sicilia per trasferirsi in Toscana, dove hanno trovato maggiori possibilità di praticare ciclismo ad alti livelli e realizzare il loro sogno di diventare professionisti. Nel 2017 per la prima volta sono diventati compagni di squadra e nel 2019 hanno corso insieme per la prima volta il Giro d’Italia.
La prima apparizione dei fratelli Nibali con la nuova maglia della Trek-Segafredo avverrà al training camp di Maiorca che avrà inizio l’11 gennaio e faranno il loro debutto in corsa alla Volta ao Algarve. Sul sito della loro nuova squadra è apparsa un’interessante intervista doppia ai due fratelli siciliani che vi riproponiamo.
TFS: Come gestite il vostro essere fratelli in un contesto come quello di un team?
VINCENZO: Con grande naturalezza. Fin dalla prima volto in cui abbiamo corso insieme, prima come avversari e poi come compagni di squadra, ha prevalso il sentimento familiare. È impossibile separare il legame tra fratelli dal ruolo di compagni di squadra, ma quando siamo in corsa, sappiamo entrambi cosa voglia dire essere professionali e conosciamo bene qual è il nostro lavoro. Essere fratelli è stato un aiuto in molte situazioni; con un semplice sguardo ci capiamo all’istante l’uno con l’altro.
ANTONIO: Parliamo molto; tra noi c’è un intenso scambio di opinioni e punti di vista. Siamo molto diretti l’uno con l’altro e questo è un vantaggio, soprattutto quando di parla di gare. A differenza di altri compagni, io posso capirlo meglio in ogni momento. Ma la nostra relazione è anche basata principalmente sul rispetto del ruolo di ciascuno.
TFS: Avete tra voi otto anni di differenza, che relazione c’è tra voi al di fuori del ciclismo?
VINCENZO: Otto anni possono essere molti, ma non lo sono nel nostro caso. Io sono il più vecchio e mi piace poter dare ad Antonio consigli quando mi chiede qualcosa, ma lo faccio solo perchè in alcuni casi mi sono già trovato io stesso in quella situazione. Lo aiuto, ma non mi sento particolarmente protettivo nei suoi confronti. Credo che lui debba fare le sue esperienze di vita e qualche volta anche commettere degli errori.
ANTONIO: Quando eravamo piccoli trascorrevamo molto tempo insieme. Siamo cresciuti insieme. Abbiamo caratteri e abitudini diverse anche perchè siamo di differenti generazioni. Ma l’impronta che ci è stata data è la stessa. Entrambi facciamo lo stesso lavoro e quindi so bene quanto possa essere stressante. Passiamo molto tempo insieme durante le gare e quando siamo a casa.
TFS: Descrivetevi l’un l’altro: chi è tuo fratello?
VINCENZO: Antonio è furbo come un gatto. È sempre molto calmo. Ha un approccio ragionevole, sia nella vita di tutti i giorni che nel ciclismo. Ma quando è chiamato all’azione, è molto reattivo!
ANTONIO: Vincenzo è la persona più esigente e attenta ai dettagli che conosca. Quando si concentra su qualcosa, dà il tutto e per tutto. È un ragazzo vero e semplice; non ha fronzoli e non si arrende mai. Questa è sempre stata la caratteristica chiave del suo successo.
TFS: Lo scorso anno avete corso insieme per la prima volta il Giro d’Italia. Ti ricordi un aneddoto particolare?
VINCENZO: Il ricordo più vivido che conservo è la tappa 20, il giorno più difficile del Giro. La tappa è partita a tutta velocità e in un momento chiave della prima salita, ho avuto una foratura. Anche se era un po’ lontano, Antonio è subito arrivato vicino a me. Senza nemmeno pensarci, è sceso dalla bici e mi ha dato la sua ruota. È stato un atto naturale per un gregario, ma mai scontato. Sapeva benissimo che con quel gesto lui non sarebbe mai più stato in grado di tornare in testa al gruppo e avrebbe potuto aspettare che qualcun altro mi desse la ruota, ma non l’ha fatto, e l’ho davvero apprezzato.
ANTONIO: Conservo due ricordi: il primo, il passaggio del Giro da Mastromarco, una piccola località in Toscana, dove sia io che Vincenzo abbiamo corso da giovani. Abbiamo pedalato fianco a fianco, con amici e persone che conosciamo da anni che tifavano per noi. In secondo luogo, ricordo l’azione combinata sul Mortirolo, con io che ho che ho tirato forte per lui. Per me è stato uno dei giorni più difficili in bici, ma è stata anche l’essenza della nostra fratellanza e il rispetto che ho per lui come capitano della squadra. Essere fratelli ci ha aiutato in molte situazioni; con un semplice scambio di sguardi, ci capiamo.
TFS: Vincenzo, cosa hai provato a trasmettergli come corridore? E c’è qualcosa che invidi in lui?
VINCENZO: Ho sempre voluto dare l’esempio per lui, principalmente la dedizione che è necessaria per essere un corridore professionista. Nulla deve essere lasciato al caso: essere seri e fare il massimo sforzo sulla bici ogni giorno perché il lavoro quotidiano è alla base di ogni successo. Lo invidio per la sua capacità di gestire la pressione che deriva dal suo cognome, soprattutto quando era nelle categorie giovanili.
TFS: Antonio, che cosa hai imparato di più da Vincenzo e in cosa pensi di essere stato utile per far migliorare anche lui?
ANTONIO: Mi ha sempre detto di credere in me stesso e nelle mie capacità. È stato un mantra per me: non mollare mai e lottare sempre per i miei obiettivi. Onestamente, è difficile migliorare il corridore Vincenzo. Ma di sicuro, quando siamo insieme, grazie a me è più puntuale!
TFS: Domande veloci
Chi è migliore come meccanico?
VINCENZO: Sicuramente io.
ANTONIO: Sì, Vincenzo.
Chi è più goloso di dolci?
VINCENZO: Entrambi.
ANTONIO: Mi sento il più goloso.
Sei superstizioso?
VINCENZO: Sì, un poco.
ANTONIO: Non molto.
Chi è più puntuale tra i due?
VINCENZO: Entrambi cerchiamo sempre di essere puntuali.
ANTONIO: Senza dubbio io sono il più puntuale.