MEDA (MB) – Fare il meccanico di bici è molto di più di un mestiere. Il numero di competenze che servono per svolgere questa attività aumentano a dismisura e il semplice “aggiustare la bici” non è l’unica cosa che conta.
Questo è quanto abbiamo scoperto dopo l’incontro con Flavio Valsecchi, gestore del negozio di famiglia Valmoto Cycling Project ed apprezzato meccanico di squadre World Tour femminili. Nel 2020 invece sbarcherà in una realtà grande ed importante come quella della Mitchelton-Scott.

Flavio, immagino la tua soddisfazione ad aver raggiunto così presto un traguardo lavorativo importante nonostante la giovane età…
“Sono molto contento, perché essere il meccanico di una squadra World Tour ti permette di sapere in anticipo tutte le novità tecniche dei vari componenti che hai la possibilità di testare ancora prima che vengano immessi sul mercato. Questo è un vantaggio che mi permette di lavorare e consigliare meglio i clienti in negozio. Sì, come hai detto tu, la prossima stagione seguirò le ragazze della Mitchelton-Scott e in qualche occasione sarò anche al seguito della squadra maschile come accadrà a Valencia a inizio stagione. Anche nelle gare a tappe maschili molto lunghe dove serve il ricambio dei meccanici, sarò a completa disposizione del team”.

Facciamo un passo indietro. Come sei arrivato ad essere meccanico di bici?
“Sin da bambino aiutavo mio papà come meccanico in negozio. Poi ho corso in bici una decina di anni e sono stato nella Palazzago insieme a Fabio Aru con l’allora d.s. Olivano Locatelli, poi in Svizzera al Velo Club Mendrisio dell’amico Dario Nicoletti. Infiine ho corso due anni in Giappone per una squadra Continental e lì ho concluso la mia carriera. Quando ho smesso di essere atleta, ho iniziato subito a collaborare come meccanico in squadre di dilettanti e ora arrivo da due anni di esperienza come meccanico di squadre di World Tour femminili”.

Questa cosa del tuo aver corso in Giappone mi colpisce molto. Cosa ti ha dato quest’esperienza in un paese così diverso dal nostro?
“L’esperienza in Giappone mi ha dato tanto, è stata un’esperienza unica. Non so quanti italiani abbiamo fatto questo tipo di percorso. Stare in Giappone per così tanto tempo mi ha dato tanto dal punto di vista umano, ma soprattutto dal punto di vista lavorativo”.

In che senso dal punto di vista lavorativo?
“Il Giappone la qualità nel lavoro è al top. Nessun’altra nazione come il Giappone che sia così avanzata sulla qualità. Quando ho corso là, abitavo in una città vicino ad Osaka e quindi vicino alla sede della Shimano che ho avuto la fortuna di poter visitare e conoscere da vicino. Questa è stata una fortuna dal punto di vista lavorativo, perché mi ha permesso di prendere contatti per il mio lavoro e di capire a fondo cosa significhi “lavorare in qualità”. Ogni giorno cerco di applicare quanto appreso nel mio lavoro quotidiano nel negozio e al servizio delle squadre per cui lavoro”.

Parlami del tuo negozio Valmoto Cycling Project.
“Il nostro negozio è alla terza generazione e io sono subentrato a mio papà. Stiamo vivendo quindi una fase di cambio generazionale e stiamo cambiando molto, perché il sistema di lavorare con i clienti e con i distributori è completamente diverso. Oggi tutto cambia molto rapidamente ed essere sempre aggiornati è la cosa più importante. Oggi i clienti arrivano già informati e vogliono una spiegazione specifica su tutto. Lavorare con le squadre World Tour mi dà la possibilità di dare risposte precise alle loro richieste, ma soprattutto posso dar loro buoni consigli perché, come ti ho detto, spesso con le squadre testiamo prodotti che non sono ancora usciti sul mercato. Oggi i clienti chiedono innovazione e tu devi essere in grado di assisterli nel modo corretto. Lavorare per le squadre World Tour è senza dubbio un grande vantaggio.

Seguite anche squadre giovanili o amatoriali?
“Sì, qui da noi passano diversi atleti delle squadre della zona e dal 2020 allestiremo una piccola squadra di amatori per divertirci in compagnia”.

Mi sembra un’ottima cosa. Un’ ultima domanda, Flavio. C’è qualche oggetto qui in negozio al quale sei particolarmente legato?
“Sì, ci sono due biciclette alle quali tengo particolarmente. La prima è una Bianchi che mi ha regalato mio papà quando ho smesso di correre. L’ho usata un paio di volte soltanto in Giappone e poi non l’ho più usata, perché non voglio “consumarla” ma conservarla con cura”.

E l’altra?
“L’altra è la Scott di Matteo Trentin. Sono affezionato perché mi ricorda il piacere di avere coronato il mio sogno lavorando l’anno prossimo con la Mitchelton-Scott.