Emergenza Coronavirus: cosa si rischia a non rispettare i divieti? La salute, ma anche la fedina penale…
Che cosa si rischia a non rispettare i dettami del Governo per l’emergenza Coronavirus e quindi a non rispettare la distanza di almeno un metro con le altre persone o spostarsi ed uscire di casa, anche in bicicletta, senza un motivo valido?
SI RISCHIA IN PRIMIS LA SALUTE – Innanzitutto si rischia la salute, quella propria e quella degli altri: perché da una parte uscendo si aumentano le probabilità di contatto sociale e quindi di essere contagiati da virus in caso di comportamenti sbagliati; al contempo dall’altra il tuo comportamento può favorire il diffondersi del Coronavirus andando ulteriormente ad aggravare la situazione già al collasso delle strutture sanitarie che stanno affrontando l’emergenza Covid-19 ormai da diverse settimane in Italia.
SI RISCHIA ANCHE IL PENALE – Si rischiano poi le sanzioni. Le prevede la legge e, sulla carta, si può arrivare anche all’arresto. Lo si può leggere nel Dpcm con le «Misure urgenti di contenimento del contagio» che dal 9 marzo al 3 aprile 2020 aveva disegnato la nuova zona “arancione”, estesa poi a tutto il Paese con l’Italia “zona protetta”.
Non si scherza, si rischia parecchio anche dal punto di vista penale. Le pene per chi viola le regole sono severe e non ammettono attenuanti.
FALSA AUTOCERTIFICAZIONE – Chi attraverso la prevista autocertificazione dichiara il falso, ovvero attesta falsamente di doversi spostare per motivi di salute, di lavoro o per altre necessità primarie, commette il reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale: la pena va da uno a sei anni di reclusione. È previsto l’arresto facoltativo in flagranza e la procedibilità è d’ufficio.
Questo significa che chiunque può segnalare i casi di cui venga a conoscenza e far scattare così automaticamente il procedimento penale. I pubblici ufficiali hanno l’obbligo di denunciare i reati procedibili d’ufficio di cui vengano a conoscenza. Se non lo fanno rischiano l’imputazione per il reato di omessa denuncia, punito dall’articolo 361 del Codice penale. Rientrano tra i pubblici ufficiali, oltre alle forze di polizia e armate, anche i vigili del fuoco e urbani, i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni, i notai ma anche i medici ospedalieri.
Chi non sta a casa e si muove senza validi motivi, a quanto detto aggiunge anche la fattispecie di cui all’articolo 650 del Codice penale che punisce con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro. Forse per molti non è chiaro, ma rendersi responsabili di questi reati, vuol dire andare a sporcare anche la propria fedina penale.
CHI SOSPETTA DI AVERE IL CORONAVIRUS E NON SI METTE IN QUARANTENA – Chi ha febbre, tosse e altri sintomi associati al Covid-19 e non si mette in quarantena rischia, oltre all’imputazione per violazione dei provvedimenti dell’autorità, un processo per lesioni o tentate lesioni volontarie. Nei casi un cui causasse infezione a soggetti a rischio causandone la morte, l’imputazione potrebbe trasformarsi in omicidio doloso pena la reclusione non inferiore a 21 anni.
La stessa pena si applica a chi ha avuto contatti con persone positive al Coronavirus e continua ad avere rapporti sociali o a lavorare con altre persone senza prendere precauzioni o avvisarle. Non avvertire amici e conoscenti con i quali si hanno avuto contatti negli ultimi giorni, causa l’imputazione a titolo di dolo eventuale o quantomeno di colpa cosciente. Il reato di lesioni superiori a quaranta giorni di malattia è procedibile d’ufficio ed è punito con la reclusione da tre a sette anni.
CHI È POSITIVO E NON LO DICE – Chi sa di aver contratto il Coronavirus e non lo dice a nessuno, uscendo di casa fa sì che la sua condotta risulti connotata dal dolo diretto. Le imputazioni, oltre a quella di violazione dell’ordine dell’autorità, sono molto più gravi. Vanno dal tentativo di lesioni e/o di omicidio volontario se si viene a contatto con soggetti fragili o a rischio fino all’omicidio volontario se ne deriva la morte. Per la legge valgono gli stessi principi dei casi delle persone sieropositive che sanno di esserlo e non avvisano il partner né adottano precauzioni per evitare il contagio.
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