Parla Vincenzo Nibali: “Stiamo vivendo qualcosa di mai provato prima, ma uniti ne usciremo”
LUGANO (SVIZZERA) – Oggi pomeriggio, alle 17, Vincenzo Nibali in diretta sulla sua pagina Facebook e su quella della Trek-Segafredo, ha risposto alle tante domande pervenuti dai giornalisti in una conferenza stampa virtuale che hanno seguito numerosi tifosi. Vi proponiamo il video e sotto la trascrizione delle sue risposte.
Come riempi le tue giornate in questo momento, oltre agli allenamenti?
“Con tanti lavori di casa e qualche hobby come il modellismo. Ho una casa molto grande e quindi sono rimaste indietro tante faccende e quindi mi dedico al bricolage o ad altri lavoretti che mi chiede mia moglie Rachele. Mi dedico un po’ anche al giardino e ovviamente a mia figlia Emma”.
Come ti comporti durante questa emergenza Coronavirus anche per la tua preparazione?
“Seguiamo le indicazioni che ci vengono fornite dalla staff medico del team e poi ovviamente anche tutte le indicazioni che arrivano dalla Sanità, sia quella dove vivo io a Lugano che quella italiana, e poi dalle varie Federazioni e dall’UCI. Quando usciamo, ad esempio per fare spesa, indossiamo la mascherina e poi laviamo spesso le mani. Per quanto riguarda la preparazione – prosegue Nibali – in questo momento non c’è un programma ben definito. Sono in costante contatto col mio preparatore Paolo Slogo e stiamo verificando quello che si dovrà fare per i prossimi mesi. Ho decisamente staccato negli ultimi giorni, ho fatto qualche uscita su strada di al massimo due ore, anzi in alcuni casi ho preferito fare mountain bike perchè mi permette di fare due ore di allenamento più intenso, ovviamente stando sempre attento, soprattutto in discesa a non prendere alcun tipo di rischio. È un momento difficile perchè non si sa quando si ripartirà con le corse. In questo periodo gli allenamenti sono molto blandi, ma è un problema che tocca tutti non solo me”.
Come avete spiegato a tua figlia Emma questa difficile situazione?
Vincenzo sorride e afferma: “Lei lo sa. Sa che si deve stare a casa. Dice che fuori c’è il virus e quindi bisogna stare a casa”. Poi si sente la voce della piccola, dall’altra parte della stanza, che dice: “Non bisogna uscire”. Vincenzo sorride ed esclama: “Esatto!”
Domani parteciperai alla Milano-Sanremo Virtual Experience?
“Domani parteciperò a questa iniziativa promossa da RCS Sport. Ho già preparato la mia postazione anche perchè non è una cosa che faccio abitualmente. Non amo moltissimo i rulli, ma in questo momento sono qualcosa di molto utile per tenersi in forma con l’attività. Sarà un’esperienza divertente per noi e anche per tanti appassionati a casa”.
Che mondo ti aspetti di ritrovare dopo questa emergenza e come pensi cambierà il nostro modo di vivere?
“Stiamo vivendo qualcosa di mai provato prima. Questa emergenza cambierà il nostro modo di vivere secondo me in un senso buono. Molte persone stanno scoprendo lo smart working, ovvero la possibilità di lavorare a casa, portando dei benefici anche alla qualità di vita senza doversi spostare, fare ore di coda in macchina e ne beneficia anche l’ambiente, migliorando di conseguenza anche la nostra qualità di vita. Questo è anche un invito a semplificare la nostra vita quotidiana”.
Un tuo pensiero personale su questo difficile momento…
“In questo momento il mio pensiero è rivolto a tutte le vittime del Coronavirus. La cosa più difficile da accettare credo sia che queste persone muoiono e non hanno neppure la possibilità di avere vicini i propri cari perchè non si possono muovere. Penso che non possiamo fare altro che accettare anche questo momento, cercare di restare molto uniti e sperare che le cose possano evolvere in una situazione migliore”.
Cosa ti preoccupa e cosa ti rende ottimista?
“Non so dire cosa mi preoccupa. Ma mi rende ottimista che tante persone hanno capito la gravità della situazione e si stanno impegnando per fare in modo che tutto questo finisca molto in fretta”.
Quale messaggio vuoi mandare agli italiani in questo momento difficile?
“Stiamo vivendo tutti un periodo molto brutto. Come ho detto a tanti miei amici, bisogna passarlo con i familiari e godersi il più possibile questi momenti e stare a stretto contatto con la famiglia e vivere delle giornate diverse e lontane dalla frenesia a cui di solito siamo abituati”.
Come percepisci la situazione italiana?
“Mi pare che il messaggio sia arrivato e noi tutti ci stiamo impegnando per osservare le regole e superare tutti insieme questo momento”.
Col senno di poi avresti corso la Parigi-Nizza e hai mai avuto la sensazioni di correre qualche rischio?
“Quando siamo partiti con la corsa non c’erano ancora una così grande diffusione del virus. L’organizzazione ha imposto delle regole molto ferree. Non c’era pubblico e finita la corsa noi salivamo subito sul bus e andavamo immediatamente in albergo. La corsa era davvero blindata. Più che la corsa mi preoccupava il viaggio, andare in aeroporto. Al ritorno ho deciso di tornare in macchina ed è stato impressionate vedere l’autostrada praticamente vuota”.
Secondo te l’UCI ha atteso troppo per bloccare le corse?
“Credo che il caso fosse scoppiato in Italia, ma nel resto del mondo non c’è ancora così grande consapevolezza della gravità della situazione. Quando questo è diventato chiaro tutti sono intervenuti e anche l’UCI”.
Cosa pensi della disparità per cui in alcuni Paesi i professionisti possono uscire in bici ad allenarsi ed in altri, come l’Italia, l’invito è non farlo (leggi di più su questo tema qui)?
“La mia opinione personale, nel caso dell’Italia, è che dovevano chiudere prima i mezzi pubblici come treni, aerei, bus. Non vedo la bici come mezzo pericoloso per la trasmissione del contagio. Ma è chiaro che in questo momento il problema è che se succede una caduta e si necessità di ricoverò ospedaliero si va a gravare sugli ospedali che sono già pieni e non c’è posto. In questo momento i professionisti hanno il dovere di potersi allenare perchè è il loro lavoro, ma è difficile mettere d’accordo tutti i Paesi su una scelta comune. Certo è che tutti in questo momento dobbiamo limitare le nostre abitudine. Anche io qui in Svizzera, anche se non ci sono divieti specifici, sto limitando le mie ore di lavoro e di uscita in bicicletta. Per il bene di tutti, mi rivolgo soprattutto agli amatori, dico che oggi è importante evitare di uscire in bicicletta”.
Cosa provi nel vedere compromessa una stagione 2020 così importante per te?
“Sono rimasto un po’ sconvolto, avevo fatto le mie prime gare, sentivo crescere la mia condizione, non a caso alla Parigi-Nizza ho chiuso al quarto posto. Ero perfettamente in linea per il Giro d’Italia. Certo mi dispiace vedere tutto sfumato, ma ora c’è qualcosa di più importante a cui pensare. Ora è difficile fare piani per il futuro perchè non ci sono date certe”.
Cosa pensi della possibilità di correre un Giro più corto?
“Non sarebbe un Giro, ma un mezzo Giro. I tre grandi giri devono restare tutti della stessa durata. Capisco che possa essere una soluzione per salvare l’appuntamento, ma non mi piacerebbe proprio”.
La “conferenza domestica” si chiude con i saluti: “Saluti a tutti e saluti alle vostre famiglie da parte mia”. Con una raccomandazione che arriva ancora dalla voce della figlia Emma: “Restate a casa”.
(Servizio a cura di Giorgio Torre)