UDINE (UD) – Su quanto riprenderanno le corse ciclistiche ci sono ancora forti dubbi, si dice non prima di luglio, ma tutto dipenderà dall’evolversi della pandemia di Coronavirus Covid-19. Anche i ciclisti professionisti in queste settimane sono tutti a casa, continuano ad allenarsi su rulli. Una situazione non facile e lo sa bene anche il campione europeo Elia Viviani che si trova a Udine con la compagna e pure le ciclista Elena Cecchini.

Oggi ha risposto ad un’intervista al quotidiano Leggo ed alcuni dei temi trattati sono particolarmente interessanti.

Gli hanno chiesto come si può resistere 3 mesi ad allenarsi su rulli o cyclette, in solitudine e a casa?
“Non lo so se si può resistere – ha risposto senza mezzi termini Viviani –. È già dura dopo nemmeno un mese, c’è da impazzire. Sei solo, in uno spazio piccolo, tutto il contrario delle gare e degli gli allenamenti all’aria aperta. Sudore e fatica sui rulli e a casa sono un’altra cosa”.

Su una possibile ripartenza del ciclismo a porte chiuse Elia Viviani dice la sua. “Il ciclismo a porte chiuse è un errore clamoroso. E non lo dico solo per i tifosi: loro con un po’ di sacrificio possono vedere a casa le corse. Lo dico perché se vorranno correre a porte chiuse vuol dire che la pandemia non è stata sconfitta del tutto. Allora meglio restare a casa”.

Il mondo dello sport ha rinviato tutto, dagli Europei di calcio alle Olimpiadi, a Wimbledon. Il Tour de France invece no, perché?
“Capisco che questa cosa non risulta certo simpatica, ma anche se non è popolare un po’ ha senso. Il Tour inizia il 27 giugno. Siamo proprio al limite dei possibili rinvii. Stanno aspettando, non sarà una decisione facile”.