Silvio Martinello: “Per uscire dalla crisi al ciclismo servirà un ‘Piano Marshall’ specifico e dedicato”
PADOVA (PD) – Sul suo profilo Facebook l’ex campione olimpico su pista Silvio Martinello (nella foto Photobicicailotto, con Elia Viviani), sempre molto attento alle vicende del ciclismo, anche a quello giovanile e dilettantistico, nei giorni scorsi ha espresso un suo pensiero e una riflessione che analizza soprattutto l’emergenza economica che seguirà quella sanitaria anche nel mondo del ciclismo. Ve la riproponiamo.
In questo lungo periodo di quarantena tutti noi abbiamo molto tempo per pensare: all’emergenza in cui siamo coinvolti, ai nostri cari, al nostro lavoro, ai nostri collaboratori, alle nostre attività lavorative. Inoltre ci si interroga sulle proprie passioni, ed i tanti come me che hanno a cuore le sorti dello sport e del ciclismo in particolare, tentano anche di prefigurarsi il dopo.
C’è il tempo di confrontarsi al telefono con numerosi amici, dibattendo le problematiche che affliggono lo sport che amiamo e che vorremmo riuscisse a superare indenne questo brutto periodo che, oltre a causare tanti danni economici, si sta portando via anche molti di noi. Migliaia di connazionali hanno perso e perderanno la vita in questa guerra, tra questi anche molti impegnati assiduamente nel mondo del ciclismo, soprattutto giovanile; non sarà semplice dare seguito alla loro opera. Le istituzioni sportive si riuniscono per prevedere quali potranno essere gli scenari futuri, provando ad indicare la via, ma ciò che regna è un gran senso d’impotenza.
Personalmente ho sempre cercato di non rimanere impantanato nelle incertezze, condizione che odio e che per certi versi mi spaventa, tentando di non farmi cogliere impreparato, valutando le poche certezze a disposizione e pianificando per quanto possibile il futuro. In questo momento sul tavolo io vedo 2 dati certi: l’impossibilità di prevedere quando si potrà ripartire e la gravissima crisi economica con cui il mondo si confronterà.
Ognuno di noi sa quanto vitale sia il sostegno degli sponsor e delle istituzioni per il movimento ciclistico. Pertanto se io rappresentassi un’organizzazione, grande o piccola non fa differenza, una società giovanile o professionistica, uno sponsor od un ente di qualsiasi dimensione, desidererei che alla stagione 2020 fosse messo immediatamente un punto e ci si concentrasse sul 2021. Tentare ove possibile di congelare il tutto: affiliazioni, tesseramenti, contratti ed accordi vari. Decidere come affrontare i passaggi tra le varie categorie, dai giovanissimi agli under 23, capire con le varie associazioni di categoria quale calendario si potrà proporre nel 2021; è facile infatti prevedere che a diverse organizzazioni mancheranno le risorse per confermare la propria manifestazione annullata nel 2020.
Paradossalmente gli interessi di tutti gli attori in campo collimano come mai prima d’ora. Molti commentano quanto sta accadendo richiamando concetti molto forti come “economia di guerra”, riferimenti che spaventano sia chi le Grandi Guerre del Secolo scorso le ha vissute sia chi fortunatamente no. Si cita spesso il famoso “Piano Marshall”, progetto di grandi investimenti che gli Stati Uniti misero in campo nel 1947 per far ripartire l’economia Europea e consentire ai popoli di intraprendere un cammino di prosperità. Al ciclismo servirà proprio questo: uno specifico e dedicato “Piano Marshall” che consenta a livello nazionale ed internazionale di ripartire su nuove basi; con l’occasione correggendo anche diversi errori compiuti in questi anni.
Anche dal mondo del World Tour, spesso indicato come esempio virtuoso dei progressi fatti dal movimento ciclistico, giungono segnali preoccupanti; infatti diverse formazioni sono già passate all’azione licenziando, decurtando compensi o sfruttando dove concesso gli ammortizzatori sociali (ieri abbiamo pubblicato la notizia che per la prima volta in Italia, una squadra ciclistica, la Bardiani-Csf, ha chiesto la cassa integrazione per corridori e staff, ndr). Onerose certificazioni, fidejussioni bancarie, licenze assegnate sulla base di rigidi parametri soprattutto economici, nulla possono di fronte alla mancanza di liquidità di cui soffrono le aziende che vedono compromesse le loro produzioni o bloccati i loro commerci. Oltre alla carenza di cash flow, le aziende e le amministrazioni sono impegnate nel prevedere con quale scenario si confronteranno quando tutto ciò finirà, nella consapevolezza che molte cose cambieranno e che le priorità saranno altre rispetto alle sponsorizzazioni o all’elargire contributi.
Non è facile essere ottimisti ma tutti siamo chiamati al massimo impegno. La storia ci insegna che spesso le grandi crisi aprono ad inattese opportunità, sono queste che dobbiamo intercettare, ripartendo con sufficiente visione che ci consenta di pianificare il futuro ponendo tutti nelle condizioni di poter esprimere il proprio talento, sia esso organizzativo che atletico. Sul tavolo c’è il futuro del nostro movimento ed ogni piccolo errore potrebbe rivelarsi fatale.
Silvio Martinello