ROMA (RM) – Il quotidiano Il Messaggero di Roma ha pubblicato oggi un’intervista al presidente della Federciclismo Renato Di Rocco in seguito all’incontro virtuale avuto ieri con il ministro dello sport Spadafora. Diversi gli argomenti trattati di cui vi proponiamo un stralcio.

AIUTI ECONOMICI – In primis si è parlato  degli aspetti legati all’economia, dei provvedimenti pensati per aiutare lo sport italiano, come la defiscalizzazione degli sponsor e il supporto alle società. “Al momento sta andando a regime il decreto che riguarda i tecnici e sono stati stanziati 50 milioni di euro, che non sono molti, considerando i numeri di tutte le federazioni. Probabilmente si riuscirà ad arrivare a 100 milioni ma bisogna lavorarci. Se vengono aperti gli sportelli tecnici, si avranno gli altri fondi verso settembre o ottobre”, ha spiegato Di Rocco al Messaggero. Poi ha aggiunto: “Questa notte è passato il decreto sulla liquidità che si appoggerà al Credito Sportivo, ma ancora non è uscito il regolamento.  Si tratta di fondi riservati alle sole società sportive iscritte al CONI, quindi  dilettantistiche”.

DEFISCALIZAZZIONE DEGLI SPONSOR – “Si sta lavorando ad una defiscalizzazione degli sponsor fino al 2021, con la conferma che quella sponsorizzazione continui anche per l’anno successivo. Ancora non è stato stabilito, ma speriamo di arrivare al 30 o 40 per cento”, si è auspicato il presidente della FCI.

PROFESSIONISTI FERMI FINO AL 3 MAGGIO – Insieme all’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti (ACCPI), la FCI ha chiesto al Governo la ripresa dell’attività per i professionisti. Su questo tema Di Rocco ha detto: “Abbiamo analizzato molti aspetti e il problema è che ci sono ancora troppi focolai attivi al Nord, dove risiedono la maggior parte delle società sportive e dei corridori professionisti. Abbiamo lavorato tutti per far abbassare il numero di contagi e decessi ed è giusto adesso rimanere a casa. Probabilmente l’attività, per i professionisti e gli atleti di interesse nazionale, riprenderà dopo il 3 maggio. Non possiamo in questa fase spostare autorità militari per seguire i nostri atleti in allenamento”.

QUANDO SI TORNERÀ ALLE CORSE? – “Questo è un altro degli aspetti che abbiamo affrontato. La ripresa dell’attività non è legata solo alla situazione italiana, ma anche agli altri Paesi. La Francia, con la Germania, il Belgio e la Spagna, ha numeri altissimi che non danno cenni di miglioramento. Questi Paesi sono i primi ad essere molto preoccupati, è impensabile far partire delle corse da loro a breve. La Spagna ha superato l’Italia per contagi, il Belgio è molto piccolo e ha numeri in proporzione alla popolazione paragonabili ai nostri. Noi abbiamo iniziato una fase di discesa dei contagi, in Nord Europa non ancora e non tutti hanno attuato delle restrizioni rigide come le nostre, favorendo IL diffondersi del virus”, ha precisato Di Rocco sempre dalle pagine di Il Messaggero.
“Stiamo valutando molte ipotesi e si riprenderà con prudenza, non con gare di gruppo e protocolli sanitari ben precisi. Le prime a ripartire potrebbero essere le prove a cronometro e la pista, ma con calendari ben precisi e scaglionati”.

GIRO SÌ O GIRO NO? – Le parole di Di Rocco riportate dall’intervista al quotidiano della capitale fanno protendere ad un possible rinvio al 2021 del Giro d’Italia e delle principali gare europee. “Per il momento ci stiamo muovendo solo su ipotesi, non sappiamo come sarà l’andamento di questa epidemia nei prossimi mesi, tutti dobbiamo essere pronti anche a rinunciare alle nostre corse per il bene della collettività. Purtroppo una delle ipotesi possibili, che non riguarda solo il Giro d’Italia, ma tutte le altre corse in Europa, è che non si possano correre nel 2020”. Ipotesi, appunto.

Nella tarda mattinata, arriva una precisazione sul sito Tuttobiciweb.it: possibile rinvio al 2021 per il Giro d’Italia e tutte le altre corse europee? “Non è così, non ho mai detto nulla di simile – ribatte secco Di Rocco dalle pagine del sito di ciclismo -. C’è la volontà di ripartire e dovrà essere fatto nel rispetto dei protocolli e delle modalità che tengano conto della salute pubblica. Il Giro ad ottobre? È più che un’idea, è un nostro obiettivo, perché in un momento delicato come questo, dove il turismo non solo è in ginocchio ma fermo, il Giro potrebbe essere davvero il vettore ideale per poter rimettere in moto tutto”. E il presidente non pensa solo al Giro dei professionisti: “La situazione è chiaramente complicata, ma lungi da me non pensare all’avvio di un’attività agonistica. Che non si possa correre il Giro d’Italia, così come quello Under 23 o femminile”.