Coronavirus, lo sport all’aperto potrebbe essere pericoloso: no alla scia, 10 metri di distanza tra chi corre, 20 tra chi pedala
La domanda più frequente in questi giorni tra gli appassionati di sport e di bicicletta è: quando si potrà tornare a svolgere attività all’aperto? È ancora prematuro prevederlo, la situazione dell’emergenza sanitaria della pandemia di Coronavirus Covid-19 è ancora troppo diffusa in Italia e in tutto il mondo per pensare ad una imminente riapertura. Sicuramente, quando verrà questo giorno, sarà impensabile tornare alla normalità a cui eravamo abituati: bisognerà tenere conto di nuove norme e misure di sicurezza e avere tanta, tanta prudenza. per le manifestazioni ci vorrà ancora del tempo. Meno forse per tornare a pedalare ed allenarsi da soli, ma anche in questo caso ci sono alcune cose da sapere.
NELLO SPORT CAMBIA LA DISTANZA DI SICUREZZA – Da quando il Coronavirus, nostro malgrado, è diventato parte integrante della nostra quotidianità, abbiamo compreso quanto il distanziamento sociale sia fondamentale per evitare il rischio di contagio da Covid-19. Un metro e mezzo almeno la distanza da osservare tra persone. Ma secondo uno studio scientifico recente, basato sulla fluidodinamica, e di cui è stata diffusa dagli autori un’anteprima, la stessa distanza per chi pratica la corsa, pedala in bicicletta o comunque per chi fa sport, potrebbe essere insufficiente ad allontanare il rischio di contagio. Specifichiamo che si tratta di uno studio di aerodinamica, non uno studio virologico.
LA SIMULAZIONE VIDEO – A dimostrare la teoria è una simulazione video, basata su modelli aerodinamici e realizzata dai ricercatori della Eindhoven University of Technology e dell’Università di Leuven, che evidenzia come la scia di goccioline (di dimensioni che vanno dal micrometro a millimetri) lasciata nell’aria da chi ci precede, possa richiedere fino a 20 metri di distanza. “Quando ti muovi, corri, vai in bici, cammini, in realtà stai creando un’area dietro di te che viene spesso chiamata scia”, ha spiegato il coordinatore dello studio Bert Blocken, professore di aerodinamica. Nell’equipe di studiosi c’è anche l’italiano Fabio Malizia, già noto per studi relativi all’aerodinamica nel ciclismo.
(1/2) #COVID19 #SocialDistancing when walking/running/#cycling nearby non-family members. Summary in @hbvl & @HLN_BE. Message: keep exercising but stay outside slipstreams. Movie below: for walking.
Research @TUeindhoven @LeuvenU @ansys #CFD #aerodynamics #COVID #CoronaCrisis pic.twitter.com/LFA7EkU5xG— Bert Blocken (@realBertBlocken) April 7, 2020
IN BICI TENERSI ALMENO A 20 METRI DI DISTANZA – Nel video viene riprodotta la simulazione di una situazione di jogging ed il respiro di chi lo pratica: la velocità di corsa, mediamente, può essere considerata attorno ai 14 km/h. Mantenere una posizione inferiore ai 10 metri rispetto a chi ci precede potrebbe rappresentare un potenziale pericolo. Infatti, la distanza di sicurezza varia in base a quello che sta facendo la persona davanti a noi. Se sta camminando, sostiene la ricerca, sarebbe opportuno mantenere almeno 4 metri di distanza, se sta praticando jogging, almeno 10 metri, come detto, se invece sta pedalando su una bicicletta, meglio tenersi a 20 metri.
LA SCIA È POTENZIALMENTE PERICOLOSA – In particolare nel ciclismo sfruttare la scia – i flussi d’aria che si formano stando a ruota di un altro ciclista – nella normalità costituisce un aiuto per il ciclista o l’atleta, gli consente di procedere ad una velocità maggiore. Ma in tempi di Coronavirus potrebbe rappresentare un potenziale pericolo. “Quando le persone parlano, respirano, tossiscono o starnutiscono, generano delle goccioline nelle quali eventualmente si annida il virus se presente. Mentre le goccioline più grandi tendono a cadere per terra per prime, quelle più piccole possono rimanere nell’aria più a lungo, quindi è importante che una persona che si trova dietro un’altra non finisca per camminare, correre o pedalare dentro questa nuvola di goccioline”, ha aggiunto il ricercatore belga.
Considerate le simulazioni, lo studio suggerisce che è meglio evitare di essere direttamente dietro ad un’altra persona, preferendo la corsa fianco a fianco o in formazione sfalsata, anche se, c’è da precisare, che al momento in Italia l’attività sportiva in coppia o gruppo è vietata.
IL VENTO PUÒ INFLUIRE – Esiste un altro fattore che secondo questo studio andrebbe seriamente preso in considerazione: il vento. I parametri indicati da questa ricerca non hanno tenuto in considerazione la variabile delle condizioni del vento che potrebbe incidere in maniera importante e modificare le condizioni in gioco. Anche l’umidità e la temperatura possono influire sulla velocità di propagazione della goccioline. C’è da sottolineare che la ricerca è ancora incompleta, ma è stata pubblicata dai ricercatori accademici proprio perché siamo in una fase di emergenza globale, ma viene sottolineato che il dibattito tra scienziati è tuttora in corso, e richiede ulteriori ricerche virologiche per far luce sulla questione rilanciata dallo studio. Data l’eccezionalità del momento, una volta validati i risultati, si è preferito condividere i risultati con il pubblico per contribuire a ridurre il rischio di propagazione del Covid‐19.
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I DATI DELLA SIMULAZIONE – Un semplice calcolo mostra che procedere anche ad una piccolissima velocità potrebbero esporre qualcuno dietro di te alle tue goccioline. Ad un ritmo moderato di 30 chilometri all’ora (8,3 metri al secondo), qualcuno che si trova più indietro di due metri verrebbe a trovarsi esattamente nella tua stessa posizione 0,24 secondi dopo. Le goccioline impiegano più di mezzo secondo per atterrare sul terreno. Anche se, come abbiamo anticipato, la velocità del vento, l’umidità, la temperatura possono tutte influire sulla propagazione della goccioline. Utilizzando la fluidodinamica computazionale, Blocken e il suo team hanno esaminato una simulazione molto precisa del movimento di un atleta e dell’evaporazione delle micro-goccioline nel flusso d’aria. Per questo anche solo nel camminare bisognerebbe tenersi ad una distanza molto più grande per evitare l’esposizione, fino a cinque metri nel caso di una camminata a passo svelto. “In sintesi lo studio evidenzia due possibili azioni per diminuire le probabilità di contagio durante l’attività fisica: evitare di camminare, correre o pedalare nella scia di un’altra persona o mantenere distanze sociali più ampie, dove le distanze aumentano in modo proporzionale alla velocità della camminata o della corsa”.
LE PRECAUZIONI NON SONO MAI TROPPE – Il documento presentato da Blocken e il suo team è uno studio interessante che può servire da linea guida per la ripresa dell’esercizio fisico all’esterno, ma c’è da dire, in realtà, che non esiste alcuna prova del fatto che il virus SARS-CoV-2 si possa diffondere per via aerea all’aperto. Così come lo studio stesso dovrà avere ulteriori verifiche e approfondimenti. Ci vorrà altro tempo, ma tempo in questo momento ce n’è poco per attendere tutto l’iter standard. Per questo i ricercatori hanno deciso di diffonderlo immediatamente ai primi risultati. Anche perché seguire questo metodo non provoca danni o effetti negativi sulla salute. È solo una precauzione sui comportamenti. L’intenzione non è quella di creare allarmismo, ma di prendere consapevolezza di una possibile problematica per cercare di evitare il più possibile nuovi malati e morti, senza demonizzare altre persone e sportivi. Per raggiungere il suo obbiettivo, il virus deve arrivare alle mucose: naso, bocca o occhi. Anche se ti trovi nella scia di qualcuno che tossisce ed è infetto, la scienza non ha ancora determinato quante particelle di virus siano necessarie per causare la malattia. Se ti fa sentire più sicuro, mentre svolgi attività fisica, indossa una mascherina (ma se rispetti le distanze non è necessario) e, come sempre, evita di toccarti il viso mentre sei fuori, lavati e disinfetta le mani quando torni a casa. Questo è un momento stressante per tutti, quindi, comportati in modo educato quando incontri qualcun altro all’aperto.
Questo studio non trae conclusioni sul rischio di infezione associate al tipo di movimento. Ha solo evidenziato delle situazioni, ha condiviso questi risultati con le autorità sanitarie e i ricercatori restano a disposizione per ulteriori informazioni. Questo studio ha innescato un
interesse da parte di diversi virologi ed epidemiologi, che può portare a collaborazioni future dove esperti di diverse discipline possono unire le proprie forze.