Thibaut Pinot racconta: “Il miei genitori e il mio paese colpiti dal Coronavirus”
MELISEY (FRANCIA) – Thibaut Pinot ha rilasciato una significativa intervista apparsa oggi sul quotidiano francese L’Equipe nella quale, oltre ad aver espresso sollievo sul fatto che sia stata fissata una data per il recupero del Tour de France, ha raccontato come il Coronavirus abbia toccato da vicino lui, la sua famiglia e la sua comunità.
Infatti, Pinot ha vissuto sulla propria pelle la paura degli effetti di Covid-19. Ad entrambi i suoi genitori è stato diagnosticato il Coronavirus quasi tre settimane fa ed ha potuto toccare con mano l’alto livello di contagio che Covid-19 ha avuto nel suo paese natio, Mélisey, vicino ai Vosgi.
“I miei genitori sono stati colpiti entrambi contemporaneamente dal virus ed entrambi sono ancora malati da più di 20 giorni e sono impegnati in questa battaglia davvero molto dura”, ha raccontato Pinot a L’Equipe.
“Ho due vicini di casa che sono stati colpiti a loro volta. Un quarto del suo villaggio di 2.000 abitanti si è ammalato, quindi ogni volta che esci per fare la spesa, incroci le dita per non ammalarti”.
Il padre di Pinot, che è anche il sindaco di Mélisey, si era ammalato qualche giorno dopo essere stato rieletto a fine marzo, mentre a sua madre, un’infermiera, è stato diagnosticato il Covid-19 quattro giorni più tardi. Suo padre è stato ricoverato in ospedale per le cure la scorsa settimana, ma ora è stato dimesso.
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“Quando mio padre è stato portato di corsa in ospedale dopo essere stato malato per più di 20 giorni, è stato difficile. Anche con il blocco, ho vissuto una situazione di stress, ero preoccupato per la salute dei miei genitori”, ha detto Pinot, che vive poco lontano da loro.
“Cercavo di vederli ogni giorno dalla finestra. Per tre settimane ho portato loro il pane e il giornale, perché avevano bisogno di rimanere in contatto con me. Ci scambiavamo un saluto e notizie dalla finestra. Ogni mattina avevo l’angoscia che potesse esserci qualche brutta notizia dopo la notte e solo quando li vedevo affacciarsi alla finestra mi rassicuravo”.
Inevitabile parlare anche di ciclismo e di Tour de France. In Francia tutti gli eventi pubblici sono stati sospesi fino a metà luglio ed ASO ha rinviato la partenza della Grande Boucle al 29 agosto con conclusione il 20 settembre a Parigi. In Francia, come in Italia, i ciclisti non si possono allenare all’aperto a causa del blocco del Paese. Per questo motivo il posticipo del Tour di due mesi è qualcosa di importante per i corridori.
“È un sollievo dato il blocco. Più lontano sarà il Tour, migliore sarà per noi. Diciamo che questo ci mette un po’ meno pressione”, ha detto Pinot che poi ha rivelato: “Per prepararmi credo che seguirò una preparazione su modello di quanto fatto per la Vuelta 2018”. Infine Pinot ha concluso: “Non sarà semplice ripartire. Noi corridori no, ma tutti gli altri componenti della carovana di una corsa dovranno indossare le mascherine. Garantire la sicurezza al 100% sarà complicato e correre in gruppo, se ci fosse un corridore malato, potrebbe diventare pericoloso. Prima di cominciare a corre serviranno controlli per tutti”.