Di Rocco parla di Fase 2 del ciclismo: certificati medici, giovani e i limiti di movimento che potranno imporre le regioni
ROMA (RM) – In serata, sulla pagina Facebook del programma TV Scratch, è stato pubblicato un video con un’intervista al presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco che ha fatto ancora un po’ di chiarezza su alcuni aspetti che riguardano la “Fase 2” per il mondo del ciclismo, di questa emergenza Coronavirus, sottolineando, comunque, l’esistenza ancora di diversi punti d’ombra che sono in attesa di ricevere un chiarimento da parte del Ministero.
DAL 4 MAGGIO LA “FASE 2” DEL CICLISMO – Il presidente ha subito esordito dicendo: “Dare certezze in questo momento di emergenza è impossibile”. Ma… “L’ultimo decreto dà la certezza di poter andare in bicicletta tra qualche giorno, di uscire di casa, pedalare, iniziare a sudare e fare esercizio fisico. Poi l’emergenza è grande e giorno per giorno ci adeguiamo e diamo risposte a seconda delle esigenze”.
PEDALARE AD UNA DISTANZA MINIMA DI 2 METRI, NOI NE CONSIGLIAMO 20 – Una delle domande che tanti appassionati si sono fatti in queste ore è: ci sono dei limiti di spazio e di tempo nei movimenti. Ci si potrà muovere liberamente? Addirittura qualcuno ha parlato di 40 minuti di tempo o di non più di 40 km da percorrere… “Non ci sono ancora certezze. Noi abbiamo chiesto dei chiarimenti al Ministero soprattutto per quanto riguarda gli atleti interessati dalla Nazionale e che devono preparare Olimpiadi e altri importanti impegni internazionali. Ci siamo interessati anche per l’utilizzo degli impianti come il velodromo di Montichiari e la pista di BMX di Verona, per esempio. Al momento, purtroppo, – continua Di Rocco – il decreto non è che chiarisce molto, anzi. Dice chiaramente che l’attività può essere svolta a livello regionale, tutti possono andare in bicicletta. Non ci sono limiti di tempo o di chilometri, ma l’unico limite imposto è che bisogna pedalare individualmente con una distanza minima di 2 metri, anche se noi consigliamo sempre di restare a 20 metri di distanza per la prevenzione di sé stessi e soprattutto degli altri perché non dobbiamo assolutamente diventare un agente di diffusione del contagio”.
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SI POTRÀ PEDALARE NELLA PROPRIA REGIONE O SOLO NEL PROPRIO COMUNE? DIPENDE … – C’è una precisazione da fare in merito alla libertà di movimento. “C’è da sottolineare che il decreto nazionale che prevede di potersi muove all’interno dei confini regionali, può avere delle restrizioni da parte proprio dei singoli governi regionali. Ad esempio è già avvenuto in Friuli e in Liguria dove hanno ristretto le attività di ciclismo e running al solo territorio comunale. Non si esclude che presto lo stesso possano fare anche Trentino e Piemonte e magari anche altre regioni. Quindi ognuno deve stare attento alle proprie disposizioni regionali. Probabilmente c’è chi potrà pedalare liberamente in tutta la sua regione e chi solo nel territorio del comune di residenza. Decisione che dipenderanno probabilmente anche dal fatto che una regione sia più o meno colpita dall’emergenza Covid-19”.
PEDALIAMO RESPONSABILMENTE, EVITIAMO UN NUOVO BLOCCO – Di Rocco ha poi ribadito anche l’impegno della Federciclismo per la richiesta di riaprire i negozi per l’assistenza alle biciclette come già accade per i meccanici per l’assistenza alle auto e agli altri mezzi di trasporto. E poi ha fatto un appello ai tanti appassionati pedalatori: “La tanta voglia di andare in bicicletta spero sia accompagnata anche dal rispetto delle regole, delle distanze e dal buon senso, portando con sé in tasca anche guanti e mascherine da utilizzare quando ci si ferma e ci si trova in spazi comuni. Bisogna adottare comportamenti lineari e che non ci facciano rischiare, poi, un ulteriore blocco con il prossimo decreto che è previsto per il 18 maggio”.
ALLENAMENTI DEI GIOVANI E ATTIVITÀ DI SQUADRA, POSTO UN QUESITO AL MINISTERO – E a proposito di questo prossimo step. “L’ultimo decreto del 26 aprile durerà 14 giorni. E per il ciclismo sarà molto più interessante quello del 18 maggio perché parlerà di attività di squadra. Molti atleti del nostro sport, soprattutto mi riferisco alle categorie giovanili, si allenano e si muovono abitualmente con la propria squadra, come minori assistiti e accompagnati, come recita il decreto – ma anche questo aspetto andrà chiarito -, accompagnati per le loro attività, una sorta di protezione o di incarico dato dai genitori ai nostri tecnici. Abbiamo fatto un quesito al Ministero perché dobbiamo dare risposte certe e non essere occasione di sanzionamento”.
VISITA MEDICA NON SCADUTA – Su quest’ultimo argomento – già emerso oggi e di cui vi avevamo parlato – Di Rocco mette tutti in guardia: “State attenti alla scadenza della vostra visita medica di idoneità sportiva perché in questo momento di virus le assicurazioni trovano tutti i cavilli per non rimborsare i rischi infortuni o anche di RC. Verificate che la visita ed il certificato di idoneità medica non sia scaduta”.