Forse non tutti coglieranno al volo il nesso tra poker e ciclismo, anche perché a prima vista sembrano due discipline agli antipodi: l’una decisamente legata alle abilità di intuito, calcolo e fiuto della psicologia dell’avversario, l’altra senz’altro eminentemente più fisica, meno incline alla ponderazione e legata alla resistenza muscolare e cardiovascolare. Eppure entrambi gli sport condividono l’uscita alla lunga del vincente, mentre in qualche maniera la battaglia psicologica tra contendenti sul tavolo verde come su strada o su circuito può essere paragonata egualmente ad una maratona dove saper dosare le proprie energie, la propria attenzione e tenuta di nervi e la lettura delle espressioni degli avversari per carpirne al volo eventuali défaillance possono fare la differenza tra trionfo e sconfitta. Tralasciando considerazioni tecniche che potrebbero risultare soggettive e non evidenti ai più, è interessante sottolineare alcuni parallelismi e connessioni tra ciclismo e poker, ad esempio nel gergo tecnico. Nell’Hold’em (il poker alla texana) una wheel (una ruota) designa ad esempio una scala dall’asso al cinque. Il termine figurativo serve ad esplicare il “giro di valore” dell’asso che passando dal suo acme (dieci, jack, donna, re e asso, la scala più alta) ritorna al suo minimo numerico. Lo stesso punto viene curiosamente designato anche come bicycle (bicicletta) e pare che sia stato inventato al celebre Bicycle Hotel & Casino di Bell Gardens in California.

Se questo esempio non bastasse si potrebbe aggiungere che una delle case produttrici di carte da poker più famosa degli Stati Uniti si chiama Bicycle playing Cards. L’azienda di Earlanger in Kentucky, attiva dal 1885, fu fondata nello stesso periodo in cui si iniziavano a diffondere su scala globale i primi modelli di bicicli come la safety bicycle dell’inventore inglese John K. Starley, al quale nel 1888 vennero applicati i primi pneumatici ideati dal genio di John Boyd Dunlop, portando maggior confort alla pedalata e dando un sensibile impulso alle prime gare di corsa su biciclo che anticiparono i maggiori tornei di ciclismo moderni. Il brand scelse di distinguersi dai competitor dandosi un tono di modernità e proiezione al futuro legandosi dunque al nuovo mezzo di trasporto e aggiungendo il biciclo nel comparto grafico delle carte con raffigurazioni di Joker e Re e Jack in sella a velocipedi.

Negli ultimi anni inoltre il poker e il ciclismo si stanno evolvendo in parallelo come un eSport e in particolare l’Hold’em raccoglie schiere di appassionati da tutto il mondo nei maggiori casinò online. Oggi su Twitch i campioni di questa disciplina sono diventati autentiche celebrità vantando un seguito da influencer. Al contempo il ciclismo è stato selezionato per le prime olimpiadi di eSport insieme alla vela, alle corse automobilistiche, al baseball e alla canoa.

Poker e ciclismo vanno a braccetto anche nel sociale: è il caso del World Bicycle Relief Poker Run, una corsa in bicicletta che si divide in tappe dove si gioca a poker. Lo scopo di questa insolita corsa di beneficenza è raccogliere fondi per donare delle biciclette a popolazioni con problemi di mobilità stradale, per aiutarli a raggiungere il posto di lavoro o gli istituti di istruzione. I vincitori della corsa devono presentarsi al traguardo con la miglior mano di poker possibile e nel passato diversi assi dell’Hold’em come Kara Scott, Phil Hellmuth e “Tony G” Guoga vi hanno partecipato. Lo stesso Tony G in alcune interviste ha sottolineato la sua passione per la mountain bike possedendo diversi modelli di questo tipo di velocipede. Un altro mostro sacro del tavolo verde come Phil Laak ha più volte in passato esternato autentici proclami d’amore per il ciclismo possedendo una notevole collezione di biciclette e partecipando anche ad iniziative per la diffusione di questo mezzo a New York come la Citi Bike.

Per converso diversi ciclisti professionisti si sono dedicati nel loro tempo libero al poker e forse il più famoso di tutti è il compianto Raymond Poulidor, l’eterno secondo del ciclismo a cavallo tra anni ’60 e ’70 che sul tavolo verde era invece un cinico squalo. In una delle sue ultime interviste con l’Equipe il ciclista francese ricordò alcune sfide a poker con altri celebri corridori della sua epoca come Giacomo Anquetil e Eddy Merckx. Del primo Poulidor racconta che era facile intuire le sue mani buone in virtù di un tic alla bocca ogniqualvolta fosse ben servito mentre su Merckx Poulidor raccontò di un duello sul tavolo verde a ridosso dei campionati del mondo del 1977 nel quale lasciò il belga quasi completamente al verde.