Davide Cassani si racconta “L’Azzurro sempre nel mio cuore. La bicicletta migliora la vita”
CAVAION VERONESE (VR) – Davide Cassani, ospite di Banco Popolare nell’elegante Villa Cordevigo a Cavaion Veronese, ha parlato di ciclismo e di bici, di turismo e inquinamento, rispondendo alle domande poste dal direttore de L’Arena Maurizio Cattaneo. Ha detto: “Ho sempre avuto la maglia azzurra nel cuore ed è come una seconda pelle e la Federazione è stata la mia casa, la mia famiglia, per questo non ho fatto polemiche dopo aver letto sui giornali che sarei stato licenziato anzitempo dal mio ruolo di commissario tecnico”. Per il futuro “ho tanti sogni ancora da realizzare”. Gli rimane nel cuore “la stima avuta dai miei ragazzi”, dopo “aver vissuto con serenità e gioia profonda i miei ultimi giorni da c.t. a Europei e Mondiali”.
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“È nelle difficoltà – ha aggiunto – che si hanno sempre altre opportunità”. Cassani lo dice anche ai dirigenti d’azienda presenti, illustrando loro la bellezza del ciclismo e quello che può dare. “Le aziende possono fare tanto, educando ad andare al lavoro in bici o a piedi, magari formando un gruppo bici, uscire assieme a pedalare unisce molto, aiuta a dosare lo sforzo, a scoprire capacità nascoste utili anche nel lavoro di tutti i giorni. Il ciclismo è sport individuale dove, però, la squadra ti permette di vincere o non vincere”.
È inevitabile la domanda sul doping, ma Cassani non ha dubbi che “il ciclismo sia uno degli sport più puliti per i controlli che fa, interni ed esterni, per la reperibilità che ogni atleta deve osservare, perché le provette devono essere conservate cinque anni e si può verificare quanto successo prima”.
I problemi della bici e del ciclismo sono altri “a partire dall’inquinamento e dalla qualità dell’aria, soprattutto, nelle regioni del Nord” e poi “dal traffico”, temi sui quali “alcuni Paesi hanno cominciato a intervenire 30 anni fa” e Cassani cita gli esempi di Oslo (le auto non possono andare in centro), Amsterdam (posti auto dimezzati, a favore del verde), Baleari e Canarie (ideali per il cicloturismo), Belgio (dove in albergo forniscono la bici e gli studenti vanno a scuola in bici anche se piove mentre noi se la nostra palestra è al primo piano prendiamo l’ascensore). Qualcosa in Italia si è fatto “ma siamo indietro di almeno otto-dieci anni”.
In Emilia-Romagna ci sono incentivi per chi va al lavoro in bici e ci sono 70-80 bike hotel, mentre nelle località invernali ci sono percorsi per cicloturisti in modo da allungare la stagione, da marzo a ottobre. Insomma qualcosa si muove. Cassani ricorda che “per gli spostamenti di 3-4 km il mezzo più veloce è la bici”, che “il cicloturista vero va anche a ristoranti, cantine, cerca il prodotto tipico, vuole godersi il territorio”, che “pedalare aiuta a capire il proprio fisico, scoprire quello che pensavi non potesse darti”, che “un euro speso per lo sport ne fa risparmiare tre alla Sanità” e tutto questo giova all’economia e alla salute.
È singolare che nel 2021 l’Italia abbia vinto tantissimo in diversi sport. “Il Covid – osserva Cassani – ha restituito la voglia di stare all’aria aperta, è tornata la voglia di godere di quello che ci mancava col lockdown”. La voglia di bici è aumentata a dismisura. Il ciclismo ne trarrà vantaggi e Cassani avverte genitori e tecnici: “Il ciclismo sino ad una certa età deve essere un gioco ed è bene praticare anche altri sport. Se poi arrivi al ciclismo a 15 anni non hai perso niente e, a livello mentale, sei più fresco”.
Non poteva mancare, infine, la domanda su Pantani. Davide è stato addetto stampa della Mercatone Uno prima di passare in Rai. Dice: “Ha fatto innamorare l’Italia e i minuti in cui ha staccato Armstrong al Tour sono stati i più visti in assoluto: 8 milioni di persone. Purtroppo Marco non ha mai accettato Madonna di Campiglio”. Poi Cassani racconta un episodio: “Marco era un romagnolo determinato, molto orgoglioso. Nel 1998 vince Giro e Tour, siamo a cena a Cesenatico con un gruppo di persone non esperte di ciclismo. Qualcuno comincia a dire: Marco vincerai tutto, anche la Sanremo. Io a spiegare che Pantani non potrà mai vincere la Classicissima e spiego il perché. Marco segue la discussione tacendo, sembra pensare ad altro. Quando gli altri mi ribattono, no, no, può vincere, io, per chiudere la discussione, dico: se vince la Sanremo, gli regalo un appartamentino che possiedo in Romagna. Alla Sanremo 1999, sono commentatore Rai e comincio a… tremare quando Marco va in fuga sulla Cipressa. Nemmeno Bartoli riesce a raggiungerlo, il gruppo lo prende sul Poggio, tiro un sospiro di sollievo e non ci penso più. Tornando a casa in macchina, ricevo una telefonata, è Pantani. Strano, non telefona mai. Mi fa: Davide, hai avuto paura di perdere il tuo appartamento?”.
(Servizio a cura di Renzo Puliero)