Bergamo riabbraccia Silvia Persico: “Torno dagli USA con una medaglia e tanta consapevolezza in più”
BERGAMO (BG) – La valigia è stata disfatta ma una collocazione per la medaglia di bronzo conquistata ai mondiali non è stata ancora individuata: per il momento è lì, sul comodino, così come la targa riservata ai vincitori del test event del Team Relay. Ma ancora più ingombranti dei cimeli sono le emozioni che Silvia Persico sta provando da venerdì 28 gennaio, giornata del debutto in quelli che sarebbero diventati i ‘suoi’ mondiali.
—
Vuoi ricevere ogni giorno news e video dal mondo del ciclismo e aggiornamenti sulle nostre attività e le nostre LIVE?
Iscriviti al canale Telegram di BICITV.
—
«È stata una settimana pazzesca, ricca di attese, speranze, emozioni», conferma la portacolori della FAS Airport Services. «Dalla decisione di disputare il team relay alla vittoria della prova, fino al podio nella gara delle Elite; un turbinio di adrenalina difficile da dimenticare».
È vero che non eri convinta di partecipare alla staffetta?
«Abbiamo avuto l’autorizzazione a correre in quattro alla vigilia; ma a quel punto ero focalizzata sulla gara del sabato. Correre però si è rivelato decisivo: è arrivata la vittoria e ho rotto il ghiaccio a livello fisico e mentale».
Veniamo a sabato. È esagerato definirla una gara capolavoro?
«Sapevo che Brand e Vos avevano qualcosa in più, ma la Alvarado era alla portata. Così non ho risposto alla prima accelerazione delle olandesi e sono rientrata con il mio passo. Il finale è stata una lotta: sapendo di essere battuta in volata, Alvarado stava a ruota e attaccava sulla scalinata; io ero pronta a batterla allo sprint e sono convinta che anche senza il suo errore la medaglia l’avrei vinta io».
Per l’Italia si tratta della seconda medaglia femminile nei mondiali di ciclocross. Per te cosa significa?
«Fiducia e consapevolezza. Rispetto a ottobre, sono sbarcata in USA con più gamba, più testa, più convinzione. Il risultato iridato mi dà un’ulteriore spinta per crescere».
Come è stato il ritorno a casa?
«Da riempire il cuore! Ho visto persone più emozionate di me. E ho ricevuto oltre 500 messaggi, a cui non sono ancora riuscita a rispondere: tra questi ce ne sono alcuni indimenticabili, come quello della mia ex compagna di squadra alla Valcar Travel & Service Elisa Balsamo, di Elisa Longo Borghini e di Elia Viviani».
Quali sono ora i tuoi programmi?
«Per prima cosa devo fare dei ringraziamenti: alla FAS Airport Services, a Valentino Villa, al gruppo di lavoro che ci ha seguito, alle mie compagne di squadra e alla nazionale. Ora si tira il fiato e a fine mese riprenderò a correre con la Valcar – Travel & Service con cui cercherò di dare seguito a un 2022 che per ora è perfetto».
A proposito di medagliati, vedendo Silvia Persico Luca Bramati ha fatto un salto nel 1996/1997, anni in cui si mise al collo due bronzi iridati.
«Per quanto non fossi stato là, ho provato emozioni fortissime», spiega il ds della FAS Airport Services. «Per me la stagione, la prima in un team interamente femminile, era già un’esperienza unica. Quello che è successo sabato ha rappresentato la sublimazione di un’intera stagione».
Una stagione che ti ricorderà per quale motivo?
«Perché abbiamo fatto qualcosa di bello per il movimento italiano: la FAS Airport Services ha portato il Tricolore in tutto il mondo, permettendo a quattro atlete di fare esperienza ai massimi livelli. Se vogliamo che il ciclocross nostrano cresca, la nostra società è un esempio da seguire».
E alle ‘tue’ ragazze che voto daresti?
«Per Silvia parlano i risultati: l’italiano, la prima top 5 in Coppa, il team relay iridato e il bronzo mondiale. Eva Lechner stava andando bene ma è incappata in un malanno di stagione nel momento peggiore, a due settimane dall’italiano; Alice Maria Arzuffi ha vissuto una stagione complicata, ma ha numeri e talento per fare bene. Per Lucia Bramati si trattava della prima esperienza internazionale: doveva solo imparare in vista di un futuro che, speriamo, possa regalarci tante altre soddisfazioni».