Lo scatto di Miriam Vece verso i Giochi 2024: “Decisivi Europei di Monaco e Mondiali di Parigi”
BOTTANUCO (BG) – Sabato 23 aprile il velodromo di Glasgow ha regalato all’Italia la quarta medaglia internazionale al femminile nella specialità dei 500 metri. Il merito, ancora una volta, è di Miriam Vece, seconda nella Nations Cup nella prova vinta dalla colombiana Martha Bayona Pineda.
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«Mi ritengo soddisfatta del risultato, anche se il risultato cronometrico non è stato di primissimo livello», spiega la 25enne che difende i colori della Valcar – Travel & Service da quando aveva 13 anni e che nel 2018 si è trasferita ad Aigle, in Svizzera, per dedicarsi esclusivamente all’attività in pista. «Si trattava di un nuovo inizio: prima gara della stagione e prima gara con il nuovo coach e il nuovo team di lavoro».
Quali sono gli obiettivi di quest’anno?
«Europei di Monaco di Baviera, in programma ad agosto, e Mondiali a Parigi in ottobre. Per presentarmi al meglio parteciperò a metà maggio in Canada alla seconda prova della Nations Cup e poi a qualche C1 in Europa. Oltre alle medaglie e ai titoli, da agosto in avanti in palio ci saranno anche i punti per qualificarsi alle Olimpiadi del 2024».
Sono state le Olimpiadi a convincerti a trasformarti in una pistard?
«No, i percorsi delle gare junior, che avevano un po’ troppa salita per i miei gusti. Dopo il quadriennio nelle categorie giovanili, in cui ho ottenuto ottimi risultati, trovarmi ad arrancare in fondo al gruppo non mi allettava. Da qui l’idea, condivisa con Valentino Villa e Dino Salvoldi, di focalizzarmi sulla pista».
I primi risultati quando sono arrivati?
«Agli Europei Under 23 del 2018: vittoria della sprint e dei 500 metri. In quel momento ho capito di aver trovato la mia dimensione, ma anche di avere di fronte un lungo percorso per essere competitiva ai massimi livelli».
Da qui la decisione di trasferirsi ad Aigle?
«Esatto. Inizialmente per un periodo di cinque mesi, poi stabilmente. Qui ho trovato l’ambiente ideale per migliorarmi: strutture, team di lavoro e coach specializzati in questo tipo di preparazione».
Cosa è cambiato nella tua preparazione?
«Tutto: carichi di lavoro, sedute in palestra, tecnica. Per essere competitive nella velocità in pista bisogna dimenticarsi le modalità di allenamento ‘tradizionali’».
In questi quattro anni come sei cambiata?
«Innanzitutto ho imparato l’inglese; poi la lontananza da casa mi ha insegnato a dare valore ai rapporti importanti».
Ci vuole una grossa motivazione per decidere di trasferirsi in Svizzera a 18 anni. Da dove nasce la tua?
«Voglio diventare una delle migliori specialiste al mondo, cosa che mi permetterebbe di scrivere un nuovo capitolo per l’Italia in una specialità in cui le maglie azzurre erano assenti».
E un tuo desiderio scesa di sella?
«Vorrei prendere il diploma di coach di livello 2, per trasmettere ad altri quello che ho imparato io: oltre alla tecnica, sicurezza in se stessi e cultura del lavoro».