#CheStoriadiGiro presenta Milagro Mena
DORGALI (NU) – Gustosi fichi neri penzolano dalle piante, fatti oscillare dalla leggera brezza che rende più sopportabile la calura di Cala Gonone. Alla partenza della terza tappa del Giro Donne manca poco, ma Milagro Mena sembra essere rapita da quell’immagine.
«Mi fa tornare in mente la quotidianità di Orotina, il mio paese di origine in Costa Rica», ricorda l’atleta della Servetto – Makhymo – Beltrami TSA, prima costaricana della storia a partecipare alla corsa a tappe femminile italiana. «Da noi, quando un albero di pesche esibisce i suoi frutti, i bambini accorrono per raccoglierli; recinzioni o staccionate non riescono a fermarli».
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È in questa quotidianità semplice, comune ai piccoli paesi di collina italiana degli anni ’60, che l’atleta classe 1993 è cresciuta, tra boschi, temperature tropicali tutto l’anno e lunghi trasferimenti da fare in bici per recarsi a scuola o in centro.
«La bicicletta la usiamo moltissimo, non per passione o a scopi agonistici, ma perché è un mezzo di trasporto economico e alla portata di tutti».
La stessa famiglia di Milagro non navigava nell’oro: per mettere a disposizione dell’aspirante atleta un mezzo adatto a gareggiare ci sono voluti mesi.
«La mia prima bici? Una mountain bike di basso livello, utile per iniziare a fare le gare di offroad. Le biciclette da strada costavano molto e ci sono voluti diversi mesi di risparmio perché i miei genitori fossero in grado di farmi questo regalo».
Forse anche per la lunga attesa, il primo allenamento della 14enne Milagro con la bici da corsa fu di 70 chilometri, in compagnia di ragazzi più grandi che non riuscirono comunque a staccarla. E durante una di queste uscite, la giovane venne notata da un allenatore della nazionale costaricana, che la fece partecipare a tre prove di selezione. Era il 2008 e Milagro diventò ufficialmente una ‘corredora’, conquistando i primi titoli nazionali.
Risultati che le permettono di debuttare tra le Elite, non prima però di prendersi un anno e mezzo di stop per la nascita del figlio Ian. Una pausa che non toglie lo smalto a Milagro Mena, che tornata alle gare riesce a mettere in bacheca: la Vuelta Internacional Femenina a Costa Rica nel 2015, il debutto alle Olimpiadi di Rio nel 2016 e il debutto nel World Tour alla Gent – Wevelgem e alla Liegi nel 2017 con la maglia della franco canadese SAS – Macogep.
«Nel 2020 ecco l’occasione per fare il salto tanto atteso: volare in Europa e confrontarmi in maglia Servetto con le più forti atlete del mondo; purtroppo lo zampino ci ha messo lo zampino e la pandemia mi ha costretta a tornare in patria, dove sono riuscita a vincere il campionato del Centro America e l’argento nella prova a cronometro».
Ma alla credente Milagro Mena il destino aveva riservato un’altra opportunità per sbarcare nel Vecchio Continente.
«Una telefonata da parte dei dirigenti della Servetto e, dall’altra parte della cornetta, una voce che mi chiede se mi andasse di partecipare al Giro Donne. Era dal 2017 che non disputavo grandi gare, ma mi considero una atleta da corse a tappe; inoltre penso che ci sia una ragione per tutto e questo era un treno che non potevo lasciarmi sfuggire».
Il treno su cui è salita Milagro non porterà la costaricana solo a Padova, sede di arrivo del Giro Donne 2022, ma anche in Francia, dove a fine agosto si disputeranno i campionati del mondo di mtb.
Un’altra chance per onorare la maglia di una nazione che, come accade per Andrey Amador, Gabriel Rojas e Kevin Rivera, è pronta a festeggiare a settembre il ritorno in patria di quella ragazzina che pedalava allegra verso la scuola, tra quei frutteti di pesche che da oggi le ricorderanno i fichi sardi.
(Servizio e fotografie a cura di Roberto Amaglio)