#ChestoriadiGiro presenta Cristina Tonetti, il ‘numero rosso’ del gruppo rosa
È il 9 luglio, giorno della San Michele all’Adige – San Lorenzo Dorsino. La carovana rosa procede spedita verso le ultime asperità, prima dell’agognato arrivo di Padova: nelle gambe le ragazze hanno già 850 km, molti dei quali corsi a temperature tropicali. Il cellulare vibra; da Radio Corsa arriva un aggiornamento: “Al comando la numero 195”. Superfluo guardare l’elenco delle partecipanti per risalire al nome dell’attaccante: davanti a tutte c’è Cristina Tonetti.
Non è la prima volta che la ventenne di Besana Brianza mette il naso fuori dal gruppo. Era già successo nella prima frazione in linea da Villasimius a Tortolì, dove la portacolori della Top – Girls Fassa Bortolo si era sciroppata 51 km di fuga, così come nella settima tappa, la Prevalle – Passo Maniva, in cui con Cristina Tonetti si lanciarono all’attacco altre tredici atlete che comandarono le operazioni per una novantina di chilometri.
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«Un quinto del Giro Donne l’ho fatto in fuga», fa il conteggio la brianzola. «Se aggiungiamo gli attacchi delle mie compagne di squadra, sono pochi i chilometri in cui siamo rimaste in gruppo».
Del resto la formazione diretta da Lucio Rigato non aveva ambizioni di classifica e non poteva pensare di contendere il successo alle corazzate del World Tour attendendo il finale. Quindi la tattica era tanto semplice quanto di difficile attuazione: inserirsi in ogni sortita.
«Non è così facile come sembra», conferma Cristina, figlia dell’ex professionista Gianluca. «Bisogna avere testa per leggere la gara, occhio per battezzare le ruote giuste e gambe per stare nelle prime posizioni del gruppo quando in molte vogliono starci. Anche per questo, non avrei mai pensato di indovinare tre fughe al mio primo Giro».
Nel 2021, alla sua prima stagione tra le Elite, la brianzola aveva vissuto la corsa a tappe da dietro le transenne: per una settimana, spostandosi in camper, aveva pedalato sulle stesse strade delle colleghe, anticipando il transito della corsa e attendendo le protagoniste a bordo strada.
«In quei giorni il desiderio di correre il Giro è diventato irresistibile. E sapevo già come avrei dovuto disputarlo: facendomi largo tra le squadre più forti e attrezzate del mondo».
Una delle prime cose che aveva colpito l’atleta italiana erano i mezzi delle formazioni World Tour: tre ammiraglie, il motorhome, magari un camper a supporto; e poi gli altri team, alcuni dei quali avevano a disposizione un pulmino e un’ammiraglia.
«Erano proprio le atlete delle formazioni di ‘seconda fascia’ a correre con il coltello tra i denti, consapevoli che il Giro Donne è una vetrina troppo importante per non cogliere ogni occasione. Ragazze che come me magari studiano o lavorano, e che corrono in bici come secondo lavoro».
Anche Cristina, infatti, è alle prese con i libri…
«Dopo il diploma al Liceo scientifico Bachelet di Oggiono mi sono iscritta a biotecnologie alla Bicocca di Milano, una facoltà che richiede la presenza, cosa che non posso garantire, visto le numerose trasferte; magari da ottobre sceglierò un indirizzo umanistico che mi permetta di studiare e sostenere gli esami senza dover necessariamente frequentare».
Difficile far fare una sola cosa a Cristina Tonetti, che, per sua ammissione, non riesce a stare ferma, né quando è in gruppo, né scesa di bicicletta: un vulcano che, se non ha nulla da fare, stravolge l’ordine della sua camera pur di movimentare le cose. Anche per questo i suoi genitori la iscrissero da bambina alla squadra di calcio del paese, in cui militò fino ai 12 anni.
«Poi avrei dovuto spostarmi per giocare in un team femminile che si trovava a 30 km da casa; da lì la decisione di praticare ciclismo con la Costamasnaga, scelta che mio papà non prese benissimo, almeno all’inizio: oltre ai sacrifici e alla pericolosità di uno sport che si pratica in mezzo al traffico, era spaventato dal fatto che ci fossero pochi spazi per il ciclismo femminile. A parte il Fiandre, dieci anni fa non c’erano classiche dedicate a noi».
Fiandre che è uno dei sogni della brianzola, che è già proiettata alla stagione 2023.
«Per noi della Top Girls Fassa Bortolo, con il Giro è andato in archivio l’appuntamento più importante dell’anno; normale che la mente voli già alla prossima stagione. E, se devo volare in alto, partecipare alla Ronde van Vlaanderen sarebbe il coronamento di un sogno».
Un sogno che, però, non è l’unico. Se nel 2021 assistere al Giro Donne da bordo strada le diede la spinta per disputare la corsa a tappe femminile, il suo debutto di quest’anno le ha dato un’altra convinzione; una miccia che ha già acceso la vulcanica passista italiana.
«Quando, per i primi 300 metri del Maniva, mi sono trovata da sola in testa alla corsa mi sono chiesta cosa significherebbe vincere una tappa al Giro. È un obiettivo difficile, ma ne ho sentito il gusto e ho iniziato a sognare che, un giorno, potrei farcela».
Magari facendo gracchiare nuovamente la radio: la 195, dopo tanti tentativi, questa volta è arrivata sola al traguardo.