Eleonora Gasparrini: dal rischio ritiro a una tappa da protagonista
BAR SUR AUBE (FRA) – “Finché il vento smetterà di soffiare, finché l’erba crescerà e i fiumi scorreranno, noi continueremo a lottare”. Questa citazione, tratta dal libro Romanzo d’amore e di rabbia per gli indiani d’America di Laura Bettanin è diventata una sorta di ritornello nel gruppo della Valcar – Travel & Service. Infatti, per quanto i risultati di Silvia Persico possano far apparire il Tour de France dell’unico team italiano al via una cavalcata trionfale, lungo la strada non sono mancate le difficoltà.
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Prima la rinuncia all’ultimo minuto a Chiara Consonni; poi le varie cadute che hanno visto cinque delle sei atlete assaggiare l’asfalto: giù Olivia Baril, che ha visto riaprirsi la ferita sul ginocchio sinistro che l’aveva costretta a ritirarsi al Giro Donne; giù Margaux Vigié, che ha rimediato un colpo alla testa; giù anche Maria Alice Arzuffi e Ilaria Sanguineti, per fortuna senza conseguenze.
E non si è salvata nemmeno la ventenne Eleonora Gasparrini, finita a terra nella seconda tappa e che da allora convive con un dolore al polso destro. Ciò nonostante, dopo una difficile terza frazione, la piemontese è riuscita sorprendentemente a rimanere al fianco di Silvia Persico nella quarta tappa, caratterizzata da sei cotes e quattro tratti di sterrato.
«Non mi sarei mai aspettata di trovarmi così a mio agio in una tappa con queste difficoltà», conferma Eleonora, che poco prima della partenza aveva confidato quanto le avesse fatto male la mano nella terza frazione. «Per evitare guai, ho cercato di anticipare gli sterrati andando in fuga, ma la Movistar ha annullato il nostro tentativo. A quel punto ho pensato che sarebbe stata dura, invece la mano, che abbiamo fasciato in modo diverso rispetto a ieri, non mi ha creato troppi problemi, permettendomi di stare con Silvia fino al traguardo».
Cosa che non sarebbe possibile senza una condizione più che buona.
«Anche se ho corso poco nelle ultime settimane essendo impegnata ai Giochi del Mediterraneo e agli Europei Under 23 su strada e pista, la forma c’è. Ho lavorato tanto, anche quando ero in Portogallo, per preparare il Tour. Per questo dispiace per come è andata la seconda frazione. Ma rimuginare non serve: ora pensiamo alle prossime tappe cercando di fare del nostro meglio».
Dopo tre giorni che hanno visto sugli scudi le donne di classifica, la quinta tappa dovrebbe permettere loro di godere di un giorno meno impegnativo. La Bar le Duc – Saint Dié des Vosges, con i suoi 176 km, sarà la tappa più lunga mai affrontata dalle atlete in una prova del World Tour e potrebbe regalare una chance a chi avrà il coraggio di attaccare da lontano.