MONACO DI BAVIERA (GERMANIA) – Vittoria Guazzini, Rachele Barbieri, Letizia Paternoster, Silvia Zanardi e Martina Fidanza hanno un elemento comune, oltre a formare un quintetto dell’inseguimento in grado di vincere la prima medaglia per il ciclismo italiano a questi Europei: il sorriso. Sorriso che non perdono neanche davanti ad una sconfitta che in altri tempi avremmo dato per scontata e che invece oggi, sul todino di Messe Munchen, è apparsa incerta fino al termine. Tempo finale dell’Italia 4’11”571, mentre le nuove campionesse continentali hanno chiuso in 4’10”872. La Germania si conferma così leader dell’inseguimento femminile e veste la maglia dell’Unione dopo aver vinto olimpiadi e mondiali. Lo fa con una rimonta inarrestabile a due giri dalla conclusione. Fino ad allora le azzurre avevano condotto le danze anche se tutti aspettavano la rimonta delle atlete di casa.. che puntualmente è arrivata.

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Vittoria Guazzini in questi giorni ha messo in mostra una condizione straordinaria, in alcuni momenti della gara è apparsa quel motore in più, in grado di trascinare ancora una volta il gruppo al successo. Per l’atleta toscana la conferma di una stagione di grandi risultati: “Si, effettivamente quest’anno sembro abbonata alle medaglie d’argento agli europei, anche se questa di oggi ha un peso oggettivamente maggiore. Arrivare seconde dietro le campionesse del mondo e olimpiche non è cosa da poco, soprattutto per come andata… siamo lì ad un soffio.” E a Rachele Barbieri, amica e compagna di quartetto, che l’ha paragonata al Ganna nazionale, risponde ridendo: “Mi piacciono le prove contro il tempo: cronometro e inseguimento. Quest’anno sto andando bene, essere paragonata ad un campione come Ganna… fa piacere ma c’è ancora tanta strada da fare.”

Non recrimina neanche Letizia Paternoster, la pistard italiana in grado di trasformare in medaglia ogni sua impresa: “Avremmo dovuto battere il record italiano per vincere; abbiamo corso sui tempi dell’Olimpiade, mi sembra che meglio oggi non si potesse fare. Va bene così”.

Contente, e non potrebbe essere diversamente, anche Rachele Barbieri, anche lei autrice di stagione finora ottima, e Silvia Zanardi, under23 e dominatrice, come Vittoria Guazzini, nella sua categoria tra le prove di endurance.

Neanche il tempo di festeggiare la medaglia che Martina Fidanza è tornata in pista per lo scratch, gara nella quale è campionessa del mondo. Chiude all’11° posto nella gara vinta dalla norvegese Anita Yvonne Stenberg, davanti alla britannica Jessica Roberts e alla polacca Nikola Wielowska. “Gara strana – ha commentato laconica al termine -, ho avuto sin da subito sensazioni negative. Una giornata no.”

Quinto posto per Matteo Donegà nella corsa a punti che ha concluso la giornata. “Speravo in qualcosa di più, visto che sono in condizione e mi sono preparato per questo appuntamento. Due anni fa ho vinto l’argento e sentivo sensazioni buone.”

Matteo attende qualche giro prima di entrare in azione. Controlla i favoriti, che sono il campione del mondo Benjamin Thomas e il corridore di casa Roger Kluge. La pista corta favorisce i cacciatori. Anche Matteo accumula giri, non sufficienti per vedere il podio. “Verso la fine ho perso il treno giusto. Un altro giro guadagnato e sarei salito sul podio.” Vince il francese, che si conferma perfetto interprete di questo esercizio, davanti al belga Robbe Ghys e all’olandese Vincent Hppezak.

GLI AZZURRI IN GARA NELLE FINALI DI DOMANI

Inseguimento individuale Uomini e Donne – Manlio Moro, Davide Plebani, Vittoria Guazzini, Silvia Zanardi

Scratch Uomini (15 km) – Mattia Pinazzi

500 mt – Miriam Vece, Elena Bissolati

Eliminazione Donne – Letizia Paternoster