Un grimpeur per la Eolo-Kometa: Andrea Garosio
Quest’anno lo abbiamo già visto protagonista tra i professionisti alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, corsa dominata dai corridori della Ineos e in cui lui riuscì ad artigliare la maglia di miglior scalatore. E nel 2023 Andrea Garosio avrà molte più chance di confrontarsi con i professionisti grazie al passaggio alla Eolo-Kometa, la formazione di Basso e Contador che oggi ha ufficializzato il suo tesseramento.
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Una sorta di ritorno tra i big per il 28enne bresciano, che con la maglia della Bahrain aveva già disputato il Giro d’Italia 2019, corso a supporto di Vincenzo Nibali, prima di passare a vestire la maglia della Vini Zabù e poi della Bardiani. E che la Corsa Rosa gli sia rimasta nel cuore è lo stesso atlete a confermarlo:
“Il sogno si chiama Giro d’Italia. Già esserci sarebbe bellissimo, se poi devo sognare in grande dico che mi piacerebbe vincere una tappa: per scaramanzia non le ho ancora guardate, ma ho visto che ce n’è una adatta a me che arriva proprio a casa mia…”.
E che Garosio abbia tanta voglia di fare, lo dimostra subito.
“In questi giorni mio padre non può lavorare, allora io sto aiutando qui in cantiere insieme a mio fratello: la mattina in bici, il pomeriggio do una mano qui”.
In questa frase c’è tutto lo spirito di un ragazzo cresciuto con i principi più sani e il rispetto per la fatica: elementi che non possono mancare, nella vita di chi vuole fare il ciclista.
“Ho iniziato a sette anni: nella mia famiglia sono tutti calciatori, e ricordo che andavo sempre a casa di mio zio a vedere le partite. In casa lui aveva alcune coppe vinte in qualche torneo che aveva giocato, e io gli chiedevo sempre come mai fossero così poche: lui mi diceva che il calcio è uno sport di squadra e quando si vince il trofeo è di tutti, quindi ne ha tenuti pochi perché gli altri sono andati ai suoi compagni. Allora ho deciso che avrei fatto il ciclista: perché ogni coppa vinta, sarebbe stata solo mia”.
Motivazioni forti, e un idolo nel cuore.
“Alberto Contador, ho sempre fatto il tifo per lui perché mi faceva impazzire quando scattava in salita e perché siamo nati entrambi il 6 dicembre: ho avuto modo di parlarci brevemente, è stata un’emozione enorme”.
Non dev’essere male, per un ragazzino cresciuto con la passione per la bici, finire nella squadra di Contador e Basso.
“Due campioni grandissimi, e sono sicuro che anche grazie ai loro consigli potrò crescere tanto. Ricordo ancora quando il mio direttore alla Carrera mi ha detto che c’era Ivan che voleva parlarmi: sono cose che non si possono dimenticare. Perché arrivare in questa squadra è un sogno: sembra una piccola World Tour, per organizzazione, per lo staff, per i materiali, per il calendario a cui prende parte. Bellissimo essere qui, bellissimo. Diciamo che qui c’è il bello delle World Tour, ma anche quell’ambiente familiare e rilassato che per forza di cose negli squadroni non c’è e che per me è fondamentale”.