I colori della salita. Silvia Grua racconta l’everesting e la sfida al cancro
VILLAREGGIA (TO) – «È stato più duro scrivere un libro o completare l’everesting? Una bella domanda; forse l’impresa letteraria mi ha messo a dura prova, anche perché ho dovuto mettere nero su bianco emozioni personali e ricordi struggenti; e non ci si può allenare per questo». A parlare è Silvia Grua, ex podista e ora ciclista di Villareggia (piccolo paese del basso canavese) che dal 18 dicembre vedrà “I colori della salita; ho sorriso alla vita pedalando fino al tetto del mondo” essere messo in vendita nei bookstore di Amazon, Feltrinelli, Mondadori e di tutte le principali piattaforme online.
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Il libro in questione non parla dell’everesting completato il 4 settembre 2021 su e giù dalla salita di Serra Morenica (per 27 volte); bensì di un’altra scalata che la quarantasettenne classe 1975 ha dovuto affrontare più volte nella sua vita: la lotta contro il cancro.
«Tredici anni fa mi sono imbattuta per la prima volta in questa parola così cruda e violenta; da allora mi sono dovuta sottoporre a dodici interventi chirurgici», ricorda Silvia Grua. «Non ce l’avrei fatta senza aggrapparmi ai valori e agli insegnamenti dello sport: ogni diagnosi era una nuova sfida; ogni seduta di chemio un allenamento; ogni operazione superata una vittoria. Con l’everesting ho voluto testimoniare in modo eclatante il beneficio dell’attività sportiva sulla vita di tutti i giorni».
Che benefici dà lo sport?
«Oltre a migliorare lo stato di salute, lo sport è una scuola di vita: insegna l’importanza della determinazione, la voglia di non mollare e di darsi obiettivi che vanno oltre la contingenza; e poi ti fa capire quanto un traguardo importante non possa non essere condiviso. Per quanto durante l’everesting toccasse a me pedalare, la gente lungo la strada e le persone con cui ho studiato questa impresa mi hanno dato molto più di un semplice incitamento. E quando mi sembrava di non averne più ci pensava la bellezza e i colori dei paesaggi a spingermi un po’ più in là».
Quali sono i colori della salita a cui lei ha intitolato il libro?
«Si inizia dal nero più profondo, quando mi hanno diagnosticato il cancro; poi si inizia a salire, proprio come quando si è in bici: un colpo di pedale dopo l’altro e lo scenario davanti a noi si apre: si inizia a vedere il verde dei prati e della speranza, le sfumature del giallo del sole, magari il bianco candore della neve, fino ad arrivare lassù, dove brilla l’azzurro del cielo».
Lei gareggia ancora su strada nelle categorie amatoriali e nel 2022 ha partecipato, tra le altre, anche alla Nove Colli e alla Sportful Dolomiti Race. Torniamo alla prima domanda: è così dura scrivere un libro?
«Per me lo è stato: all’inizio la penna viaggiava, poi con il passare delle pagine ci sono stati momenti faticosi: i ricordi intimi da rivivere e le fotografie da commentare erano peggio del vento contrario. C’era voglia di tornare indietro; ma anche la consapevolezza di dover raggiungere la vetta, anche di questo libro».
Qual è lo scenario che si vede, una volta raggiunta la conclusione del libro “I colori della salita; ho sorriso alla vita pedalando fino al tetto del mondo”?
«Uno scenario di ottimismo, di amore per la vita e di gratitudine per le persone che hanno pedalato insieme a me, non solo in sella: tra queste i volontari della SAMCO di Chivasso, associazione che si occupa di assistere il paziente oncologico e a cui verrà devoluto il ricavato».