Settimana di lavoro con Cesar Canas per gli azzurri del Trial
FIORANO MODENESE (MO) – Con la seconda giornata a Fiorano Modenese si è concluso il tour per l’Italia degli stage della squadra nazionale trial. Un tour lungo e impegnativo tra Campania, Lazio, Marche e Romagna e che ha rappresentato l’occasione per tastare il polso al movimento azzurro, grazie al parere del ct della nazionale Angelo Rocchetti e del campione spagnolo Cesar Canas, che ha partecipato alla settimana di lavoro.
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Il parere del ct azzurro
“E’ stato un lavoro intenso, concentrato e molto interessante e fruttuoso”, spiega Angelo Rocchetti. “Abbiamo lavorato in situazioni sempre diverse sfruttando al massimo i preziosi consigli di Cesar Canas. Oltre agli aspetti tecnici è stata un’occasione incredibile per i ragazzi di confronto con una delle figure più esperte al mondo approfittando della sua disponibilità, sfruttando la sua professionalità condividendo la sua l’enorme passione. Principi che ha saputo trasmettere come motivazione del gruppo e personalmente con analisi e valutazioni che rimarranno nel bagaglio dei ragazzi. Abbiamo acquisito le nozioni e indicazioni per poter correggere i gesti e le tecniche ma anche il suo prezioso metodo di lavoro che, in prospettiva futura, potrà contribuire ad ottenere migliori risultati. Inoltre è stata l’occasione per vedere le maggiori strutture italiane, incontrare tanti nuovi atleti e questo darà uno stimolo per la creazione di nuove impianti. Infine con la disponibilità dei giudici delle varie regioni si è potuto migliorare il focus sugli aspetti della competizione e con l’incontro finale di Marco Decet per iniziare una nuova collaborazione con il team performance.
Il parere di Cesar Canas
Come valuti il lavoro svolto con il team italiano?
“È stato un lavoro molto interessante perché come allenatore ho potuto vedere il potenziale di ognuno dei ragazzi e il modo in cui si allena”.
Hai trovato del potenziale nel gruppo giovanile?
“Sì, sono rimasto sorpreso perché hanno una buona base su cui si può ancora lavorare. Hanno ancora molti margini di miglioramento e questo è molto positivo”.
E tra gli Elite?
“La categoria Elite è sempre una categoria molto difficile: ci si confronta con i migliori al mondo e i dettagli fanno la differenza. Detto questo, conosco da tempo personalmente i riders Italiani e so che stanno facendo un buon lavoro con la nazionale; lo testimonia questa settimana di lavoro, in cui si è data la possibilità agli atleti italiani di allenarsi con me provando il sistema di allenamento che uso in Spagna e che mi ha portato tanti risultati e titoli mondiali”.
Quali sono gli aspetti su cui bisogna lavorare per ottenere ulteriori miglioramenti?
“Il trial è uno sport molto difficile; partendo da questa considerazione ci sono innumerevoli cose da migliorare. Ad esempio, per superare un ostacolo ci sono almeno undici tecniche ed è importante essere efficienti in ognuna di queste. Occorre poi lavorare su equilibrio, potenza, resistenza, parte mentale, palestra, mobilità, alimentazione. Lo sport d’élite è sempre molto duro e anche la competizione è molto complessa: richiede doti tecniche che richiedono molto tempo e informazioni per poter essere eseguiti al meglio”.
Hai trovato motivazioni nei ragazzi?
“Questa è una delle cose di cui sono più soddisfatto, la motivazione di tutti era altissima e in ogni momento erano molto attenti ai miei consigli su come affrontare gli ostacoli o le diverse tecniche. Devo ringraziare tutti per la disponibilità dimostrata”.
Pensi ancora che sia importante migliorare questo aspetto?
“Penso che attualmente la Federazione stia facendo un ottimo lavoro, soprattutto il tecnico della nazionale Angelo Rocchetti. L’ho visto sempre molto attento alle esigenze della sua squadra: parla con loro, li motiva. L’idea di Angelo di fare questo stage formativo è la dimostrazione pratica di quanto li stia sollecitando. Penso che sotto questo aspetto stia diventando perfetto, anche meglio che in Spagna”.
La Spagna ha strutture e numeri di gran lunga superiori all’Italia, qual è il segreto, Cesar Canas?
“Per cominciare, abbiamo strutture di allenamento molto evolute. Questo è il risultato di anni di lavoro, nel mio caso sedici anni. Dall’altro c’è la formazione tecnica specifica che svolgo con i bambini dai 5 anni accompagnandoli fino alla massima categoria. Ad esempio, nella categoria dei 16 anni, fascia di età con cui lavoro con le scuole di trials come allenatore, i miei allievi hanno vinto 18 Mondiali. Questo è il risultato di passione, formazione continua e strutture di prima classe, oltre a tanto duro lavoro e dedizione”.
Come vede il movimento italiano?
“A livello di strutture sta crescendo, ma deve ancora raggiungere il livello della Spagna. Penso che il bikepark di Rieti sia il migliore e questa è la condizione essenziale per l’evoluzione del trials in Italia perché buone strutture significano nuove scuole e nuove competizioni, quindi sicuramente crescerà”.
A livello mondiale questa specialità è cresciuta enormemente negli ultimi anni, vedremo ancora alzarsi il livello? Potrà esserci ancora una evoluzione a livello tecnico e atletico e delle biciclette?
“Sicuramente salirà. Anche ai miei tempi (ormai più di 15 anni fa) si pensava di aver raggiunto il massimo livello, invece si è sempre migliorato. Ora, anche con le nuove tecnologie (è arrivato il carbonio), nuovi attacchi manubrio e manubri più bassi c’è stata un’enorme evoluzione e perfezionamento delle nuove tecniche e questo ha portato un ulteriore superamento dei limiti. Gli atleti fanno lavori sempre più specifici anche in palestra e con l’aumento della potenza si è contribuito all’efficienza dei gesti sulla bicicletta”.