L’intervista a Van der Poel, a caccia del tris alla Ronde
L’anno scorso il Giro delle Fiandre fu il suo primo, grande successo internazionale. E Mathieu van der Poel non ha alcuna intenzione di abdicare, anche perché in caso di un altro successo l’olandese metterebbe in bacheca la terza Ronde, che gli permetterebbe di unirsi a un ristretto club di plurivincitori del calibro di Achiel Buysse, Fiorenzo Magni, Eric Leman, Johan Museeuw, Tom Boonen e Fabian Cancellara.
Grazie all’ufficio stampa del Team Alpecin-Deceuninck andiamo ad ascoltare le impressioni del vincitore della Sanremo 2023, che ha trascorso gli ultimi sette giorni proprio per prepararsi all’appuntamento con i muri.
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«In Spagna ho fatto del lavoro extra in condizioni climatiche ideali; credo di arrivare pronto sia per la Ronde che per la Parigi-Roubaix».
Torniamo con la memoria alla Milano-Sanremo. Quel successo le avrà dato maggiore consapevolezza…
«Certamente. Quando hai vinto una classica monumento, le corse sono sempre un po’ più facili dopo. La Sanremo era uno dei miei grandi obiettivi ed è favoloso averla messa in bacheca; ma questo non significa che sarò al via a Bruges con meno ambizioni o con la pancia piena».
Ha scelto di allenarsi in Spagna questa settimana. Era più importante di una ricognizione sul percorso del Fiandre?
«Ho fatto la Ronde un paio di volte ormai. Conosco il tracciato. Venerdì scorso ho anche gareggiato al E3 Harelbeke, in parte sulle stesse strade. Poi come detto ho preferito volare verso la costa spagnola per finalizzare la mia preparazione».
Preparazione finalizzata per quali appuntamenti?
«In passato ho notato che alla Parigi-Roubaix iniziavo ad accusare un calo di forma rispetto al Giro delle Fiandre; quest’anno volevo assolutamente evitarlo. Domenica (il giorno di Gent-Wevelgem) ho effettuato un ultimo lunghissimo allenamento, ma anche nei giorni successivi ho coperto lunghe distanze con carichi tali da permettermi di arrivare al top la prossima settimana».
La sua ultima gara è stata l’E3 Harelbeke, chiusa al secondo posto. Quali sensazioni ha provato?
«Siamo andati fortissimo. Ovviamente avrei preferito vincere, ma Wout è stato un pelo più forte allo sprint. Sulle salite mi sono sentito sicuramente tra i migliori, anche se non si può paragonare l’E3 con la Ronde, che è molto più lunga e impegnativa».
Tutti parlano dei “tre grandi”: lei, Wout van Aert e Tadej Pogacar. Sarà così anche domenica?
«Il Giro delle Fiandre è imprevedibile e sarebbe sbagliato ridurla a una lotta a a tre. Possono esserci buoni corridori che anticipano, scombinando le gerarchie e le tattiche; inoltre potrebbero emergere atleti che da mesi stanno preparando la Ronde».
A livello di squadre sembra che la Jumbo-Visma domini sul pavé… Cosa significa questo per domenica?
«Tutti hanno visto cosa ha fatto Jumbo-Visma questa ultima settimana ed è logico che domenica saranno la squadra di riferimento. Ma questo non toglie che anche la Alpecin-Deceuninck abbia le carte in regola per fare la corsa».
Supponendo che Tadej Pogacar e Wout van Aert siano i principali rivali, quale dei due teme di più?
«Sono entrambi pericolosi a modo loro. Tadej dovrà necessariamente fare il vuoto alle sue spalle e se starà bene attaccherà sui muri. Wout, invece, è il cliente più difficile se lo si porta sul rettilineo finale».
Qual è il suo scenario ideale?
«Le ultime tre edizioni siamo arrivati al traguardo in due. Arrivare da soli sarebbe qualcosa speciale, ma non è scontato perché dopo il Paterberg c’è tanta strada da fare per arrivare a Oudenaarde; insomma non è un finale paragonabile a quello della Milano-Sanremo. Ad ogni modo, spero in uno scenario in cui potrò giocarmi la terza vittoria alla Ronde».
Con il tris diventeresti un co-detentore del record. Ci ha già pensato?
«Lo sapevo, ma non gli do molta importanza. L’importante era vincere almeno un Giro delle Fiandre in carriera, cosa che sono riuscito a fare; ora tutto ciò che arriva in più è tutto di guadagnato, anche se ovviamente non sarebbe male pareggiare i conti con quei campioni che hanno vinto tre Ronde».
Due successi alla Ronde cosa possono darle di più rispetto ai rivali?
«Ti danno esperienza e consapevolezza. Ma questi fattori sono secondari e ininfluenti se le gambe non girano come dovrebbero».
Può fare paragoni rispetto all’anno scorso?
«È difficile. A causa dei problemi alla schiena, l’avvicinamento dello scorso anno è stato atipico, ma a pochi giorni della gara ho raggiunto il top della condizione. Ora mi sento più pronto, anche in prospettiva Roubaix: la base è più solida e ho più chilometri nelle gambe».
A cura dell’ufficio stampa del team Alpecin-Deceuninck