L’intervista a Linda Sanarini, principessa degli EYOF di Maribor
C’è chi torna a casa dalle vacanze in Slovenia con il sale di Pirano, chi con l’olio di semi di zucca e chi con souvenir in legno o in lana; l’allieva Linda Sanarini, invece, metterà in valigia la medaglia d’oro della prova su strada degli EYOF 2023, conquistata giovedì precedendo a spagnola Paula Jessica Ostiz e la polacca Maria Okrucinska.
—
1290 amici si sono già iscritti al canale Telegram BICITV.
Per ricevere aggiornamenti in tempo reale sul mondo del ciclismo, unisciti a loro cliccando qui.
—
«No, la medaglia non è ancora in valigia; la tengo a portata di mano per rendermi conto di non star sognando», afferma la 16enne di Saccolongo, in provincia di Padova. «Ci sto impiegando un po’ a metabolizzare tutte le emozioni: dal viaggio in Slovenia, il debutto nella prova a cronometro, la tensione della notte prima della prova in linea e poi il trionfo. Fortunatamente rimarremo qui in Slovenia con la delegazione fino a domani: questo mi ha dato un po’ di tempo per elaborare il tutto».
Linda Sanarini, tu avevi già partecipato agli EYOF un anno fa in Slovacchia. Non ti è servito a gestire meglio l’evento?
«L’esperienza dell’anno scorso è stata molto importante, sia da un punto di vista emotivo, sia da un punto di vista tecnico. Abbiamo avuto modo di sperimentare una prova sui generis, da affrontare in modo diverso rispetto a quelle ‘normali’. Però lo ammetto: alla vigilia della prova in linea non ho dormito molto…».
Partiamo dal principio. Martedì la prova a cronometro, con un quinto posto a sei secondi dal podio. Cosa le ha lasciato?
«Soddisfazione per la prestazione, consapevolezza che nella prova in linea ce la saremmo potuta giocare e quel pizzico di amarezza, che non guasta, per essere andata vicina alla medaglia. Un mix di sensazioni utili per la prova in linea».
Una gara come hai detto sui generis, con team di soli tre atlete. Come l’avete impostata?
«Di controllare la gara non se ne parlava. Così il tecnico Silvia Epis ci ha chiesto di dividerci il lavoro: abbiamo individuato una serie di atlete da controllare; io avrei marcato strette alcune di loro, Chantal Pegolo altre, Linda Rapporti altre ancora».
Tra quelle da controllare c’era anche la spagnola Paula Jessica Ostiz…
«Seconda sia a cronometro che su strada l’anno scorso, quarta a cronometro. Sapevamo chi voleva salire sul podio avrebbe dovuto fare i conti anche con lei, e non sbagliavamo. Sull’ultima salita, dopo il mio attacco, lei è ripartita in contropiede; abbiamo dovuto collaborare in tre, dando tutte noi stesse, per riuscire a rientrare. Da quel momento in poi, le ho preso la ruota e ho aspettato la volata».
Hai usato spesso il plurale. Lo consideri un successo di squadra?
«Assolutamente; non solo di noi tre atlete che siamo scese in strada, ma anche dei tecnici, della formazione maschile composta da Magagnotti, Marchi e Proietti Gagliardoni e del resto dei ragazzi azzurri che hanno partecipato agli EYOF e con cui abbiamo condiviso gli spazi dell’Università di Maribor. Ci siamo divertiti, abbiamo condiviso emozioni, gioie, tensioni e aspettative. E facendo squadra tutto è stato più facile».
Questa medaglia chiude un mese impegnativo per tutte voi, con i campionati italiani a cronometro e su strada. Ora ti concederai un po’ di riposo?
«Martedì sarò a Forlì, ma non in gita di piacere: ci sono i campionati italiani giovanili in pista. È un altro impegno a cui tengo particolarmente, visto che la pista mi ha regalato tante emozioni in questi quattro anni da esordiente e allieva. Poi forse mi concederò un po’ di pausa, ma non troppa, visto che il 9 settembre ci sarà la Coppa Rosa».
Strada, pista, senza dimenticare il ciclocross. Come si fa a gestire tutto?
«Non è facile, anche tenendo conto degli impegni scolastici (a settembre inizierà la terza all’ISS Turistico Valli di Padova). Diciamo che finora il ciclocross l’ho praticato solo per tenermi in movimento in inverno, senza troppe velleità; da questo inverno si cambierà: passando nella categoria junior salterò la stagione invernale e mi concentrerò solo su strada e pista, che sono le specialità in cui mi sento più a mio agio».
A proposito del prossimo anno, si può già dire la squadra in cui correrai?
«Non ancora. Per ora mi godo ancora i colori della Scuola Ciclismo Vo’ e della rappresentativa del Veneto, con cui spero di togliermi altre soddisfazioni da qui a fine anno. Ci sarà tempo per pensare al 2024».