Enrico Della Casa: «Così la UEC sta promuovendo il ciclismo in Europa».
VERONA (VR) – I campionati Europei BMX Racing di Verona hanno rappresentato il primo dei due eventi continentali organizzati quest’anno in Italia dalla UEC: l’altro, la rassegna europea del gravel, si terrà il 13 ottobre ad Asiago. Normale quindi che tra le paraboliche e gli ostacoli dell’Olympic Arena ci fosse anche Enrico Della Casa (nella foto di Photobicicailotto), Presidente della UEC (Union Européenne de Cyclisme), che ha fatto un primo bilancio di una stagione particolare, contraddistinta dai Giochi Olimpici di Parigi 2024.
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«Un grande evento che ha riscritto il calendario abituale della nostra attività, anticipando molte delle rassegne europee, come gli quella della mtb, disputatisi in Romania a metà maggio, e gli stessi Europei di Bmx di questo fine settimana, a cui comunque hanno partecipato 2054 atleti provenienti da 25 Paesi».
Il coinvolgimento del maggior numero di Federazioni è stato un punto programmatico della sua agenda, come confermato anche durante l’assegnazione del Premio Guido Rizzetto 2023. Come sta perseguendo questo obiettivo la UEC?
«Partiamo con il dire che in questi ultimi eventi sono stato orgoglioso di vedere al via rappresentanti di nazioni che fino a qualche anno fa non erano rappresentate nelle rassegne continentali: mi riferisco non solo a Serbia e Turchia, ma anche all’Albania e alla Macedonia, che nelle specialità dell’offroad iniziano a fare capolino. Senza dimenticare gli Europei di mtb, per la prima volta ospitati in Romania».
Quali sono i numeri della Union Européenne de Cyclisme?
«In tutto sono 51 le Federazioni nazionali che rappresentiamo e, a parte lo Stato del Vaticano che rappresenta un discorso a parte, le altre sono vive e attive».
Come si fa a tenere in considerazione le esigenze e le diverse specificità di Federazioni molto forti e numerose, come quelle di Italia, Francia, Germania o Spagna, con quelle di Paesi più piccoli e meno rappresentativi a livello ciclistico?
«Questo è il compito della politica e della UEC stessa: dal mio punto di vista ritengo strategico il piano di solidarietà che abbiamo attivato: semplificando, le grandi federazioni nazionali destinano una quota alle più piccole, permettendo loro di realizzare strutture per praticare ciclismo o formare i tecnici e i dirigenti: questo aumenterà il loro numero di tesserati e la qualità con cui gli atleti più promettenti saranno seguiti».