Edoardo Salvoldi: «Programmazione e lungimiranza per tornare al top»
CASTEL D’AZZANO (VR) – A distanza di due anni dall’assegnazione a Sandro Callari, mercoledì 12 giugno il Premio Guido Rizzetto è tornato tra le mani di un tecnico: la redazione sportiva de L’Arena di Verona e il G.S. Cadidavid hanno infatti consegnato il riconoscimento a Edoardo Salvoldi, Commissario Tecnico strada e pista della categoria juniores (nella foto di Remo Mosna).
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Un premio che non ha voluto solo celebrare i successi di Salvoldi alla guida della nazionale femminile, ruolo ricoperto dal 2005 al 2021 e condito da 5 titoli iridati su strada, quattro in pista e 250 medaglie internazionali, ma soprattutto per i primi frutti raccolti nella sua nuova gestione, quella con i giovani atleti della categoria U19. Ultimi dei quali i quattro successi di tappa, su cinque frazioni al LVM Saarland Trofeo.
«Credo non sia mai accaduto prima che una nazionale riuscisse a vincere tutte e quattro le tappe in linea di una prova di Coppa delle Nazioni; gran merito va ai ragazzi, che spero possano trarre da queste soddisfazioni ulteriore spinta per migliorarsi sempre di più ed essere ambiziosi anche in chiave internazionale», ha auspicato il ct Salvoldi con il Premio Rizzetto tra le mani.
«Sono grato di ricevere questo riconoscimento, soprattutto perché è promosso da una società da decenni attiva nel ciclismo giovanile ed è intitolato a una persona che a questo sport ha dedicato tutto se stesso. Se ognuno di noi, nel nostro ruolo, riuscissimo a dare qualcosa in più il ciclismo ne beneficerebbe; nel mio piccolo, è quello che sto cercando di fare da ct degli juniores».
Una categoria che negli ultimi anni è stata stravolta, tra corazzate professionistiche che pescano già in questo bacino, livello sempre più alto e forbice che si allarga tra chi già sogna il salto tra i professionisti e chi considera il ciclismo ancora un hobby o poco più.
«Ci sono ragazzi che già possono essere ritenute atleti a tutto tondo, con valori fisici, risultati alle spalle e offerte tali da proiettarli già in una dimensione da professionisti; ma alle loro spalle ci sono tanti ragazzi che stanno praticano il ciclismo in maniera più spensierata ma che hanno ancora grandissimi margini di crescita: il mio compito è quello di tenere gli occhi aperti e cercare di valutarne il più possibile, senza dissipare il nostro patrimonio umano che, inutile negarlo, in questi anni si è contratto. Per questo motivo la parola chiave è programmazione».
Da questo punto di vista potrebbe aiutare i tanti impegni ormai alle porte: tra mondiali su pista, europei e mondiali su strada.
«Parlando di strada, gli Europei in Belgio (11-15 settembre) e i mondiali di Zurigo (23 -26 settembre) hanno percorsi così diversi che potrei decidere di formare due nazionali quasi totalmente diverse. E anche su pista, dopo il bel biennio appena concluso, avremo tanti ragazzi nuovi da lanciare; penso però che potremo difenderci molto bene, soprattutto nella rassegna in pista, in programma in Cina a fine agosto».