PARIGI (FRA) – La forza e il talento dei quattro moschettieri azzurri si mischia con l’orgoglio di chi, ancora oggi, ha vissuto come una sofferenza la sconfitta di ieri e ha prodotto una medaglia di bronzo che conferma Francesco Lamon, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna ancora su un podio olimpico a distanza di tre anni dall’impresa di Tokyo. Nella finale per il terzo posto oggi hanno superato la Danimarca, schiantata nei metri finali (fotocredit Sprint Cycling Agency). Oro all’Australia, che ha battuto in finale la Gran Bretagna non senza qualche patema d’animo.

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Un risultato che pochi quartetti sono stati in grado di realizzare nella storia delle Olimpiadi senza cambiare alcun elemento, a dimostrazione di una concentrazione che non è mai venuta meno in questi anni, nonostante i tanti impegni sportivi per tutti e quattro gli atleti.

Marco Villa: «Per vincere una Olimpiade bisogna arrivare al top delle condizione con tutti e quattro gli elementi. Questo non è sempre possibile e non mai facile. A Tokyo ci riuscì. Qui a Parigi, per una serie di motivi legati ai diversi impegni di ognuno, è stato diverso. Il bronzo dimostra però che questi ragazzi hanno classe e talento da vendere».

Restano ai piedi del podio le rocketgirls che collezionano il secondo quarto posto della spedizione azzurra di ciclismo. Nel primo turno perdono il confronto con la Nuova Zelanda, fissando il nuovo record italiano (4’07″491) con Elisa Balsamo che prende il posto di Chiara Consonni. Nella finale per il terzo posto contro la Gran Bretagna perdono dopo aver condotto la prova fino a due giri dal termine. In finale Chiara Consonni prende il posto di Letizia Paternoster.

La parola ancora a Marco Villa: «Dispiace perché queste ragazze sono giovani e hanno ancora tanto da dare in questa specialità. Anche in questo caso l’avvicinamento è stato travagliato, soprattutto per quanto riguarda Elisa Balsamo. Inutile recriminare. Portiamo a casa il miglior piazzamento di sempre e un record italiano abbassato per due volte».

KEIRIN – Miriam Vece e Sara Fiorin non si qualificano per i quarti di finale nel torneo del Keirin. Entrambe escono ai recuperi. Opposti gli stati d’animo delle due cicliste azzurre.

Miriam Vece si era posta come obiettivo il raggiungimento della finale. Comprensibile la delusione al termine di un recupero che l’ha vista chiudere al terzo posto, la stessa posizione della prova di qualificazione (passavano le prime due): «Non so quante Olimpiadi potrò fare ancora. Ho lavorato quattro anni per questo appuntamento e fatto anche tanti sacrifici. Non mi spiego perché. C’è delusione, perché sto bene e la condizione è ottimale. Nella prima prova avevo preso la ruota giusta, ma poi mi sono trovata invischiata nel traffico».

Sorridente e raggiante invece Sarà Fiorin, che affronta questa Olimpiade con lo spirito di una grande avventura: «Ero talmente emozionata che quasi mi veniva da piangere. E’ tutto molto bello ed è un sogno, solo esserci, che non osavo neanche fare».

(Fonte Federciclismo.it)