#AMOLABICI – Il campionato bergamasco del 1906 e i tempi dei ciclisti eroici
E siccome comincia a fare freddo e i ciclisti sulle strade si sono diradati, scendiamo anche noi dalla sella e saliamo sulla macchina del tempo. Andiamo indietro nei decenni… come nella pellicola di un film che scorra all’indietro, velocemente, intravediamo i fotogrammi di Bugno, Chiappucci, Pantani, e ancora più indietro, ecco Saronni e Moser, Merckx e Gimondi… le Tre Cime di Lavaredo, la neve… ma non ci accontentiamo, scorriamo ancora, vediamo Fausto Coppi, la maglia azzurra che scatta là a Lugano, sulla Crespera… Ecco il Tone Pesenti vincere a Lanciano, Alfredo Binda, Costante Girardengo, il ciclista inventore Fasoli… Ecco, siamo arrivati.
È il 28 ottobre del 1906, c’è il secondo campionato bergamasco, su una distanza di cento chilometri, partenza da via San Bernardino e arrivo all’ippodromo di borgo Santa Caterina. Mi sono chiesto diverse volte dove si trovasse l’ippodromo, forse dove oggi c’è il campo di calcio dell’Excelsior? O dove è sorto poi lo stadio comunale? Non so.
La prima edizione del campionato, nel 1905, era stata “semiufficiale” e di quella corsa è rimasto solo il nome del vincitore, Battista Forlani, detto il Paciano. L’anno dopo si fanno le cose bene. Il percorso è pianeggiante, si va da Bergamo a Treviglio, quindi si gira per Caravaggio, Crema, Mozzanica, Cologno per tornare a Bergamo dove si svolgono venti giri di pista. Partecipano soltanto dodici corridori. In pista entrano i primi due, i fratelli Battista Forlani (Paciano) e Angelo Forlani (detto il Pacianì, perché era il minore). Vince Battista, allo sprint. Coprono i cento chilometri in tre ore e diciotto minuti. Bisogna pensare a che cosa erano le strade in quel 1906, percorse da carri e carretti, con rarissime automobili e motociclette: erano di ghiaia e terra battuta.
Presto Angelo Forlani si sarebbe preso le sue rivincite vincendo il campionato bergamasco per tre anni di fila. Intanto, il movimento ciclistico cresceva e nel 1909 alla partenza si schierano ben sessantadue concorrenti. Alcuni di loro avrebbero fatto la storia del nostro ciclismo, come Ettore Chiorda (meccanico che diede vita al famoso marchio di biciclette), Cesare Fumagalli, Dante Vertova, Pietro Fasoli, Dante Bernasconi. E c’era anche Paolo Aresi, esattamente come il sottoscritto.
Partenza al ristorante birreria Bergamo, in Borgo Palazzo, più o meno all’incrocio con la strada per il cimitero. Favoriti sono Giacomo Caldara e Angelo Forlani, cioè il Pacianì. Alla partenza i due rivali si scontrano, Caldara rompe la ruota che gli viene subito fornita dal gregario Fumagalli. Ma poco più avanti di nuovo Caldara va a finire in un fosso, urtato da un’autovettura al seguito: un incidente fortuito? Ma questi incidenti erano all’ordine del giorno.
Per esempio a Iseo un concorrente finisce in una roggia e viene ripescato dai contadini (si chiamava Bonafous). Alla fine si forma un gruppetto con i due Forlani, Valerio Carrara e Chiorda, l’ultimo chilometro viene seguito da una grande folla che è scesa in strada, i giornali dell’epoca parlano di tre-quattromila persone: l’arrivo è di fronte al manicomio. Il Pacianì la spunta su Carrara, poi il fratello Paciano e Chiorda. Il ciclismo ha cominciato a volare.
Anche sui giornali lo spazio che gli viene dedicato si fa sempre più ampio. Quell’anno Pacianì partecipò alla Milano-Sanremo e si classificò al 33° posto. E l’11 maggio del 1909 eccolo di nuovo all’ippodromo di borgo santa Caterina, pronto a stabilire il primato bergamasco dell’ora che, in effetti, riesce a stabilire percorrendo ben 35 chilometri e 450 metri!
Di certo festeggiarono con una gran mangiata e una gran bevuta in una delle tante trattorie dei borghi, magari al Tre Corone, che si trovava nel cuore di borgo Santa Caterina… Che tempi eroici! A proposito di quel Paolo Aresi: si classificò ventesimo in quel 1909. Aveva ventidue anni, veniva da Martinengo, ma aveva trascorso gli anni della sua adolescenza lavorando a Londra.
Era mio nonno.
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Paolo Aresi – giornalista e scrittore.
Dal 2015 cura la rubrica “#AMOLABICI, le Cicloctorie di Paolo Aresi” sul sito www.bicitv.it.
Il ciclismo è una sua grande passione, ha trascorso l’infanzia tifando Felice Gimondi.
Pedala con una certa energia, ma il poco tempo a disposizione lo penalizza.