VERONA (VR) – Prima corsa, 13 aprile 1998, secondo; seconda corsa, 26 aprile 1998, primo: Elia Viviani comincia così, da G3, le sue corse in bicicletta. Oggi (7 febbraio) il veronese compie 30 anni ed ha già colto 70 vittorie tra i prof. Lo è diventato nel 2010. Alla sua decima stagione tra i big, può dire: “Sono sempre andato avanti a step, fatto sempre meglio, sempre meglio e, sì, mi aspettavo di arrivare al top a 30 anni. Sono dove volevo essere. Ora devo dare continuità. Il livello raggiunto è vicino al mio massimo, ed è un livello altissimo”.

Ha anche scavalcato Simon Yates nel ranking mondiale, portandosi al 2° posto alle spalle di Valverde, “risultato ottenuto grazie al successo alla Cadel Evans, che ha migliorato il 2° posto del 2018”, ottenuto “facendo la volata col 54 perché l’anno scorso, il 53, partendo da dietro, non era stato sufficiente” e “con la bici da velocista, con ruote basse”.

Dopo un mese in Australia, Elia è rientrato a Monaco “dove, ho potuto recuperare, riprendendo da lunedì con un blocco di lavoro di due settimane per acquisire la resistenza necessaria per le classiche”. Si tratta di “quattro blocchi da tre giorni per circa 60 ore di bici, con distanze da 6-7 ore, e molte ricognizioni sul percorso della Sanremo perché voglio capire bene cosa può succedere tra Cipressa e Poggio”.

Tornerà in gara dal 24 febbraio all’UAE Tour, “poi alla Tirreno-Adriatico prima della Sanremo e della Gand”, con una “mezza idea, se avrò la condizione, di inserire il “Fiandre”, banco di prova ben difficile”.

Maglia ciclamino e quattro vittorie di tappa per Elia Viviani al Giro 101

Maglia ciclamino e quattro vittorie di tappa per Elia Viviani al Giro 101 (foto Photobicicailotto)

A parte “questo febbraio con meno corse rispetto al 2018”, il programma ricalca quello della magica stagione scorsa per arrivare al top al Giro. Senza la maglia tricolore, ha sempre detto, avrebbe chiesto alla squadra di andare al Tour. “Per quello – avverte – faremo il punto dopo il Giro. Abbiamo Mas per la classifica, io vorrei andare con i miei uomini e provare a fare Giro e Tour, invece di Giro e Vuelta. Mi intriga molto che la prima tappa del Tour sia per velocisti, a Bruxelles, tra l’altro in Belgio, il massimo per una squadra belga”. Tour, insomma, invece della Vuelta, più utile pensando al Mondiale nello Yorkshire su percorso che Elia considera adatto per lui. “A quello – dice – penseremo dopo. La mia scelta è per il Tour dopo il Giro”.

A 30 anni, guardando all’indietro, “il flash più luminoso è l’Olimpiade, quella che volevo vincere, alla quale ho pensato tanto, lavorato tanto per arrivarvi al meglio”. “Ho sempre saputo – fa presente – che non avrei potuto raggiungere certi risultati senza un duro lavoro”. Dall’Olimpiade è uscito un Viviani “con maggiore consapevolezza”. “Con Sky – ricorda – ho vinto, non stravinto. Sarei rimasto solo un ottimo corridore, poi ho colto l’occasione di una nuova squadra, uno dei tre motivi del salto di qualità. Gli altri? Testa ed esperienza”. Accanto all’Olimpiade, Elia non dimentica “la prima vittoria al Giro nel 2015, la maglia ciclamino e quella tricolore dell’anno scorso”. “Sì – dice – ho fatto tanto e sono convinto di poter fare ancora tanto. Dove? Dopo aver vinto tappe a Giro e Vuelta, bisognerebbe chiudere il cerchio vincendo al Tour e poi in una classica. Ho vinto due volte ad Amburgo, una a Plouay, adesso alla Cadel Evans, ma una tra Sanremo e Gand sarebbe il massimo”.

Elia Viviani vince il Campionato Italiano 2018 a Darfo Boario Terme

Elia Viviani vince il Campionato Italiano 2018 a Darfo Boario Terme (foto Photobicicailotto)

Elia ha sempre la pista nel cuore “ma quest’anno mi vedrete solo all’Europeo e a un paio di prove di Coppa del mondo”, mentre “dal 2020 la preparazione sarà più mirata per l’omnium e l’americana, per la quale il mio partner ideale sarebbe Consonni”. L’omnium, si sa, sarà ben diverso da quello del 2016 e “richiederà un gran lavoro su strada perché prevalgono le prove di resistenza”. Elia, piuttosto, dopo essersi speso tanto per il quartetto dell’inseguimento, ammette di “temere di non poterlo fare a Tokyo e, almeno, di non essere titolare perché vorrebbe dire sacrificare gran parte della stagione su strada”. “Mi spiace – conclude -, ma Ganna, Scartezzini e compagni hanno nelle gambe grossi risultati”.

(Servizio a cura di Renzo Puliero)