Egan Bernal maglia gialla a 22 anni, orgoglio di un Paese e paladino di una nuova era del ciclismo
PARIGI (FRANCIA) – Probabilmente non ci poteva essere finale migliore per i 100 anni della maglia gialla che vedere sul gradino più alto del podio finale del Tour de France a Parigi il più giovane vincitore della storia della maglia gialla. È l’inizio di una nuova era per la Grande Boucle. Egan Bernal, 22 anni, ha anche fatto la storia per essere diventato il primo colombiano a vincere la classifica generale rendendo orgoglioso un intero Paese.
“Questo non è solo il mio trionfo, è il trionfo di un intero Paese”, ha affermato Bernal sugli Champs-Élysées dopo aver condiviso la sua felicità con la sua ragazza Xiomara, sua madre Flor, suo padre German e suo fratello minore Ronald, attimi davvero toccanti documentati in diretta dalla TV in tutto il mondo. Noto per essere molto educato e grato, il vincitore del 106 ° Tour de France non ha dimenticato di ringraziare gli altri due Paesi che lo hanno reso un campione: la Francia per aver organizzato un evento così meraviglioso come il Tour e l’Italia per averlo accolto e fatto crescere subito dopo la medaglia di bronzo ottenuta al Campionato del Mondo di mountain bike tra gli Juniores ad Andorra – dove ora vive durante la sua permanenza europea.
La carriera ciclistica di Bernal è assolutamente straordinaria. Normalmente i ciclisti non diventano professionisti all’età di 18 anni. Il prodigio belga Remco Evenepoel lo ha fatto quest’anno con Deceuninck-Quick Step, ma è stato per due volte campione del mondo e campione europeo (strada e cronometro) tra gli Juniores nel 2018. Bernal non aveva quasi mai corso su strada, ma ha iniziato la stagione 2016 con i migliori professionisti, finendo tra i primi 20 in assoluto in tutte le gare a tappe che a cui ha preso parte: La Méditerranéenne a febbraio (2018), la Settimana Coppi & Bartali (2017) a marzo, il Giro del Trentino (2016) ad aprile.
Bene presto in tanti si accorsero che era nato un campione, la conferma anche con il quarto posto del Tour de l’Avenir e poi la vittoria 12 mesi dopo. Presto il Team Sky si è assicurato il suo talento facendogli firmare un contratto di 4 anni, dopo l’esperienza con l’italiana Androni Giocattoli. Prima di lui, nessuno aveva vinto la Parigi-Nizza, il Tour de Suisse e il Tour de France lo stesso anno, lui ci è riuscito in questo magnifico 2019.
Un’annata che però non ha risparmiato momenti difficili. Il suo “sogno giallo” iniziò a nutrirsi dopo col de Turini alla Parigi-Nizza. Ma il ragazzo di Bogotá prima avrebbe dovuto guidare il Team Ineos al Giro d’Italia. Un incidente durante l’allenamento ad Andorra una settimana prima della Corsa Rosa lo mise fuori dai giochi e allora cambiarono i suoi programmi: Prima il Tour de Suisse e poi il Tour de France. L’incidente accorso a Chris Froome durante il Giro del Delfinato lo ha trasformato nel capitano del Team Ineos insieme a Geraint Thomas che è caduto tre volte durante la Grande Boucle dopo aver abbandonato il Tour de Suisse per un’altra caduta.
Questa volta Bernal non ha avuto problemi. Solo la cronometro di Pau (22° e 1 ’36’ di ritatdo su Julian Alaphilippe) è stato un colpo da incassare. Ma il colombiano ha reagito alla grande: ha conquistato in solitari la vetta più alta del Tour – il col d’Iseran a 2770 metri di altitudine, approssimativamente la stessa di Zipaquirá, la città da cui proviene in Colombia, resa famosa da una cattedrale del sale e dal romanziere Gabriel García Márquez, il premio Nobel per la letteratura del 1982 e autore di Cento anni di solitudine.
La tappa 19 al termine della quale si è preso la maglia gialla, strappandola ad Alaphilippe, era stata accorciata a causa di una tempesta, la strada per Tignes era impraticabile a causa di enormi quantità di grandine e frane, ma lui già prima aveva gettato le basi del suo successo con uno splendido attacco. Bernal è giovane, forte e piace alla gente e il suo “regno” è destinato a durare a lungo.
In un’intervista con il mensile francese Vélo Magazine durante il Tour de Langkawi 2017 in Malesia, aveva umilmente dichiarato: “Non so se potrò diventare un corridore in grado di vincere un Tour, un Giro o una Vuelta. Se il mio destino di ciclista sarà quello di portare le borracce ai miei compagni di squadra, voglio diventare il miglior “corriere” di borracce al mondo. Voglio semplicemente essere la migliore versione di me stesso”.
Domenica scorsa è diventato la miglior versione di 100 anni di maglia gialla. Bravo Bernal!