Vedremo un Tour de France a due velocità se non si fermano gli allenamenti esterni di tutti i professionisti
PARIGI (FRANCIA) – Il directeur de le performance della Groupama-FDJ, Frédéric Grappe, in un’intervista rilasciata a L’Equipe ha lanciato un grido d’allarme e chiesto che ci sia uniformità nelle possibilità di allenarsi o non allenarsi per i ciclisti professionisti di tutto il mondo durante la pandemia di Coronavirus Covid-19. Avverte: “Se alcuni ciclisti continueranno a potersi allenare all’aperto e altri no, avremo un Tour de France a due velocità” (foto BettiniPhoto).
Con la lunga serie di gare rinviate e annullate ormai fino al mese di giugno, lo spostamento del Giro d’Italia, molte squadre hanno fermato la loro attività e hanno chiesto ai propri corridori di prendersi un momento di pausa vista l’emergenza.
In questo momento, tuttavia, Nazioni diverse hanno intrapreso azioni diverse nella lotta contro il Coronavirus, con ripercussioni anche sui ciclisti. Spagna, Andorra e Francia hanno vietato la possibilità di girare in bicicletta sulle strade e costretto anche i professionisti a fermarsi. Dopo una prima apertura, grazie all’autorizzazione come lavoratori, qualche giorno fa anche in Italia FCI e ACCPI hanno chiesto ai loro ciclisti professionisti di fermarsi a loro volta come tutti gli altri.
Al contrario, i ciclisti in Belgio, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Stati Uniti e in altri Paesi del mondo possono continuare ad allenarsi all’aperto. Allenarsi all’aperto, è stato ripetuto più volte, è considerato come un cattivo esempio in questo momento di emergenza soprattutto perché eventuali cadute potrebbero andare inutilmente ad interferire e a sovraccaricare inutilmente ospedali e personale sanitario già al limite. In questi giorni abbiamo visto sui social il belga Oliver Naesen che ha percorso 365 km in allenamento sulle strade delle Fiandre; Chris Froome continua ad allenarsi all’aperto in Sudafrica con il compagno di squadra al Team Ineos Dylan van Baarle, tutto documentato sui social media. In tanti hanno anche deciso di restare in casa e dare il buon esempio. L’Associazione Mouvement pour un Cyclisme Credible (MPCC) ha invitato i suoi membri a dare l’esempio giusto e mettere la salute pubblica al primo posto rispetto alle loro personali ambizioni sportive.
Con la speranza che tutto possa risolversi il più presto possibile e che le gare possano riprendere per l’estate, i ciclisti avranno bisogno di allenarsi specificatamente per preparare il loro ritorno alle corse, magari poter partecipare ad altre gare prima di affrontare un Gran Giro come il Tour de France, la Vuelta a Espana o il Giro d’Italia.
Grappe si appella al fair paly sportivo e propone anche una soluzione: “Per fare in modo che le corse riprendano in modo equo, è quello di programmare prima un “periodo di non gara”, durante il quale tutti i ciclisti abbiano la possibilità di allenarsi e prepararsi gradualmente. Un blocco di lavoro per ricostruire la condizione e portare un atleta ad essere competitivo dura circa quattro settimane. Serve almeno questo per riportare tutti sullo stesso livello”.